Dopo il dissequestro dell’impianto di depurazione (per consentire all’azienda di svolgere i necessari lavori) e dopo la concessione della proroga per sei mesi della Cassa integrazione in deroga, la proprietà della cartiera Reno De Medici di Villa Santa Lucia, ha deciso di avviare l’iter per il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale, necessaria alla ripresa dell’attività produttiva del sito fermo da luglio scorso, dopo che la magistratura aveva fatto apporre i sigilli all’impianto di trattamento dei reflui che serve la Cartiera poiché erano stati riscontrati valori fuori tabella nelle acque rilasciate.
La proprietà dell’azienda comunica “di aver presentato un’istanza alla Regione Lazio per chiedere il riavvio del procedimento relativo all’Autorizzazione Ambientale Integrata e la convocazione di una riunione in Conferenza dei Servizi per discutere del tema del riciclo dei fanghi primari. L’Azienda non intende impugnare il provvedimento che dispone il rigetto del dissequestro e che prevede il riavvio della produzione a ‘marcia controllata’, confidando di addivenire a un chiarimento sulle incomprensioni tecniche ancora pendenti nel più breve tempo possibile”.
Infatti, il provvedimento di dissequestro impartisce anche indicazioni sulla necessità di corretto smaltimento dei fanghi che vengono prodotti dalla depurazione, operazione che per l’azienda rappresenta un nuovo ed oneroso costo.
“La notizia della ripartenza, seppur con grandi restrizioni, della Reno De Medici – ha detto da parte sua il primo cittadino di Villa Santa Lucia, Orazio Capraro – mi porta come sindaco di Villa Santa Lucia a farmi portavoce, presso l’assessorato all’ambiente della Regione Lazio, affinché venga rilasciata al più presto e secondo legge, l’AIA (Autorizzazione Ambientale Integrata). In questo modo la cartiera potrà rispettare i parametri fissati dalla magistratura e tornare a operare a produrre a pieno regime. Le sorti dei 300 operai non possono essere lasciate in balìa del tempo: il momento storico è difficile e una decurtazione dello stipendio significherebbe mandare sul lastrico decine di famiglie già fortemente penalizzate da mesi di inattività”.