Chiamando azienda e parti sociali in via Cristoforo Colombo, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha deciso di convocare sul suo tavolo la vicenda Reno de Medici per la giornata di lunedì 5 febbraio. Del resto, dopo il rilascio dell’autorizzazione ambientale da parte degli uffici competenti regionali, avvenuta proprio ieri, il consigliere di maggioranza Daniele Maura, anche sulle nostre pagine, aveva commentato: «Nel rispetto delle leggi in vigore il sito potrà riprendere il ciclo produttivo, necessita comunque pensare ad un’analisi approfondita sulla revisione del testo Unico Ambientale ma questa competenza non spetta alla Regione Lazio».
Infatti la nuova Aia non fornisce le risposte che aveva chiesto l’azienda ed ora RdM sta valutando se mantenere o rivedere la propria decisione di chiudere lo stabilimento: un pool di avvocati è al lavoro in queste ore proprio per verificare l’aggravio di procedure e costi e la sostenibilità nel tempo di una produzione soggetta a queste ulteriori prescrizioni.
Il nodo sta nelle disposizioni stabilite dalla magistratura di Cassino dopo una verifica sul ciclo di smaltimento dei rifiuti prodotti. Tra le disposizioni c’è lo smaltimento all’esterno di tutti i fanghi, inclusi quelli primari ordinariamente reimmessi nel ciclo produttivo. Reno De Medici ritiene che proprio questa parte importante non debba essere smaltita in quanto riutilizzata come nuova materia prima. Oltretutto all’azienda toccherà immobilizzare 1 milione e 750mila euro a titolo di garanzia sul corretto trattamento dei fanghi primari per due anni dalla piena ripresa produttiva.
Il problema è nazionale, come ha spiegato nelle ore scorse il direttore di Assocarta, Massimo Medugno, cin dichiarazioni rilanciate in un take dell’agenzia Ansa: «È errato parlare di smaltimento in quanto è una nozione che riguarda i rifiuti. Qui siamo in presenza di una reintroduzione di fanghi nel processo produttivo, pratica ampiamente consolidata all’interno della tecnologia cartaria in Europa ed in Italia e sancita dai documenti comunitari».
Per Medugno l’impianto RdM di Villa Santa Lucia è «fondamentale per l’economia circolare del Lazio».
Pasquale Legnante, segretario di categoria Cisl ha sollecitato una presa di posizione del ministero che faccia chiarezza per tutto il comparto. Reno de Medici rappresenta un ventesimo della capacità di riciclo italiana ed un quarto della capacità produttiva laziale che è il dieci per cento della produzione cartaria nazionale del settore.
I sindacati restano abbottonati e non rilasciano dichiarazioni visto che tutto dipenderà dalle scelte dell’azienda sul prosieguo o meno dell’attività produttiva. Va ricordato che l’attività dello stabilimento di Villa Santa Lucia veniva svolta in regime di prorogatio stante il procedimento di riesame in corso fino a ieri con l’AIA scaduta il 14 novembre del 2020. A metà dello scorso anno la società veniva diffidata ad adeguare gli scarichi alle norme contro l’inquinamento dall’autorità competente e Reno de Medici opponeva ricorso ma effettuando in ogni caso, sulla base di un cronoprogramma puntualmente presentato, una serie di interventi al fine di ottemperare alla stessa diffida. Cosa regolarmente verificatasi con un investimento di 1,5 milioni di euro e scarichi tornati nei limiti delle tabelle previste.
A seguito di indicazioni della AeA (la società in house che gestisce impianto consortile) la cartiera è stata fermata l’ultima volta nell’estate del 2023 e successivamente è stato firmato un protocollo di intesa tra AeA e Reno de Medici per il riavvio della produzione al fine di effettuare le migliorie e del rispetto dei limiti (con indicazioni relative ad eventuali sforamenti). Nel frattempo il ricorso con sospensiva presentato dalla cartiera veniva rigettato dal Tar Lazio con ordinanza del 9 giugno 2023. In sede di Conferenza dei Servizi, intanto, si sono succeduti diversi provvedimenti amministrativi che hanno imposto approfondimenti e modifiche impiantistiche soprattutto al comparto di trattamento dei reflui di stabilimento. Nell’ambito di tali fasi sono state risolte la gran parte delle problematiche, legate soprattutto all’amministrazione giudiziale del depuratore. Fatto sta che l’impianto a seguito di indagini della Procura è stato sottoposto dal Tribunale di Cassino a vincolo giudiziale con decreto di sequestro preventivo del 24 luglio 2023. Il 3 novembre dello scorso anno il Gip del Tribunale di Cassino rigettò l’istanza di dissequestro e autorizzò il riavvio del depuratore in “marcia controllata” nel rispetto di una serie di modalità. Il passaggio cruciale del giudice è il seguente: «Smaltire come rifiuto tutti i fanghi che saranno prodotti, fino all‘ottenimento da parte della Regione Lazio dell’autorizzazione al riutilizzo dei fanghi c.d. primari». Il 10 novembre la società richiedeva formalmente alla Regione il riavvio del procedimento di AIA e la tempestiva fissazione di una riunione in Conferenza di Servizi specificamente dedicata a tale questione, che RdM considerava e ritiene tuttora necessariamente preliminare rispetto all’effettivo riavvio dell’impianto.
Nell’incontro effettuato in modalità telematica il 4 dicembre scorso venivano esposte dalla Regione Lazio e da ARPA Lazio le valutazioni su quanto richiesto dalla società e, considerando in particolare quanto statuito dal provvedimento del Gip di Cassino, si indicavano i riferimenti e le condizioni ai fini di autorizzare il riutilizzo dei fanghi primari.
A questo punto arriva la concessione dell’Aia da parte del dipartimento Ambiente della Regione Lazio, che recepisce la modifica sostanziale dell’autorizzazione in essere dal 2008 autorizzando “l’operazione di gestione rifiuti R3– riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche) … quale unica attività e trattamento per il recupero dei fanghi primari all’interno dello stabilimento in oggetto e riferiti al solo “pulper 5”; di identificare i fanghi c.d. “primari” con il codice EER 03 03 11 – fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 03 03 10. Gli stessi dovranno essere sottoposti a verifica di corretta classificazione almeno annualmente o qualora si verifichino variazioni di qualsiasi tipologia al processo produttivo; di richiamare che non potranno essere sottoposte ad operazioni di recupero le altre tipologie di fanghi prodotti dall’impianto, ovvero i fanghi biologici di supero e i cosiddetti “fogliacci”, che dovranno essere smaltiti presso impianti terzi;
di stabilire che vengono definiti i quantitativi di fanghi primari o che possono essere trattati in relazione alla capacità di trattamento delle unità pulper interessate e che sono pari a 500 ton/die, per un quantitativo massimo annuale pari a 175.000 t/anno, relativamente all’operazione di gestione R3;
5. di individuare la vasca 13 come vasca di stoccaggio/deposito temporaneo dei fanghi primari prodotti da gestire come rifiuti ai fini del recupero nell’impianto, di capacità massima pari a 930 mc; di individuare la vasca 13 come vasca di stoccaggio/deposito temporaneo dei fanghi primari prodotti da gestire come rifiuti ai fini del recupero nell’impianto, di capacità massima pari a 930 mc; di subordinare l’esercizio dell’attività autorizzata all’acquisizione delle previste garanzie finanziarie per attività di gestione rifiuti, per un importo pari ad € 1.750.000,00 (euro unmilionesettecentocinquantamila/00). La durata della garanzia finanziaria, essendo l’attuale attività autorizzata in prorogatio, nelle more dell’esito del procedimento di riesame con valenza di rinnovo dell’A.I.A. in corso, dovrà essere pari ad anni 2 a partire dalla data della presente determinazione”.
Questi passaggi della determinazione che concede l’Aia, seppur tecnici in più parti, fanno comprendere anche ai profani come sull’azienda gravino ulteriori adempimenti e costi rispetto al riciclo effettuato da sempre, senza stoccaggio e accumulo, di fanghi utilizzati come materia di lavorazione e mai ritenuti rifiuti.
Per questo l’atto regionale non rasserena ma mantiene col fiato sospeso i lavoratori e il territorio: c’è attesa per quel che lunedì l’azienda dirà al cospetto del presidente Rocca e soprattutto per quel che concretamente deciderà sul futuro del suo sito cassinate.