Luci e ombre sulle esportazione dei poli tecnologici laziali. Le ha affrescate Intesa Sanpaolo in un report assai di grande interesse.
Il monitor delle realtà tecnologicamente performanti della nostra regione, qualcosa di assolutamente rilevante nel panorama manifatturiero laziale, è stato realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche dell’istituto di credito. Il primo dato che balza agli occhi riguarda le esportazioni che nel 2021, cresciute dell’1%. Ma qui va subito evidenziato che nel 2020, cosa pandemia, esse erano precipitate del 10,8%.
Un rimbalzo che fa ben sperare ma che tuttavia non attinge neanche alla metà delle performance di due anni fa. A fare da contraltare al recupero del polo ICT (+31,9%) e del polo aerospaziale (+39,6%) è l’andamento lento anzi negativo del polo farmaceutico (-5%).
Il comparto, nonostante l’export incoraggiante verso il Belgio (primo sbocco commerciale) e i Paesi Bassi ha chiuso il 2021 con un calo del 5% rispetto a ventiquattro mesi prima scontando il ridimensionamento degli scambi su tutti i restanti principali mercati, Usa prima di tutto (-57%) Regno Unito (-79,8%) e Germania (-19%).
Nel complesso, fa due conti il report di Intesa Sanpaolo, le esportazioni del polo tecnologico laziale ammontano a 11,2 miliardi di euro, due miliardi in meno rispetto al 2019 ma in trend positivo. Risultati eccellenti per il polo ICT romano che ha superato il miliardo di valore esportato registrando una crescita sostenuta (+31,9%) e recuperando pienamente quanto perso nel 2020.
Lo studio dell’istituto di credito ha preso in considerazione anche i dati dell’export di due distretti tradizionali presenti nella nostra regione, quello della ceramica di Civita Castellana (+13%, superati i livelli prepandemia) e quello del distretto orto-frutticolo dell’Agro pontino (+2,8% rispetto all’arretramento del 2020).