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Rocca prenota il futuro. Centrosinistra ancora smarrito

Massimo Pizzuti
Perché il presidente della Regione Lazio ha voluto dire subito che si ricandiderà nel 2028. Il riferimento alla sanità non è casuale. Ora bisogna cambiare passo sul tema dei rifiuti. Le opposizioni in questi ventiquattro mesi sono scomparse dai radar.
Febbraio 20, 2025
Francesco Rocca

Non lascia, ma prenota il raddoppio.
Con la sottolineatura di volersi ricandidare alla presidenza della Regione Lazio nel 2028, Francesco Rocca ha voluto far capire a tutti (avversari e alleati) che al timone vuole restare a lungo. Nella conferenza stampa di ieri sui primi due anni di mandato, Rocca ha trasmesso un messaggio di sicurezza e determinazione. Lasciando intendere che a dare le carte sarà lui.
Intanto nei prossimi giorni, quando procederà ad un “rimpastino” annunciato di deleghe: l’urbanistica passerà dalla Lega (Pasquale Ciacciarelli) a Forza Italia (Giuseppe Schiboni o Luisa Regimenti). Al Carroccio andrà la protezione civile. Un “passaggio” che chiude una verifica iniziata a luglio 2024, risolta prima di Natale dall’accordo tra lo stesso Rocca e il senatore Claudio Fazzone, coordinatore degli “azzurri” nel Lazio. Ma la circostanza che l’ultimo atto c’è adesso vuole dimostrare che modi e tempi li detta il Governatore. Il quale ascolta partiti e gruppi, ma poi decide da solo.

Francesco Rocca ha voluto puntare sulla sanità, delega strategica che infatti trattiene ad interim dall’inizio. Ha detto: “Per chi ha prenotato una visita dal 1° gennaio 2025 a oggi (oltre 700.000 cittadini che si sono rivolti al Recup), nel 95,7% dei casi ha ricevuto un appuntamento nei tempi di garanzia previsti dalla legge. La percentuale sale al 96,5% per le oltre 470.000 prestazioni critiche monitorate e prenotate sul Recup. I tempi medi di attesa di gennaio 2023-2024-2025 si sono ridotti da 31 giorni nel 2023 a 9 giorni nel 2025, con un abbattimento del 70% dei tempi, a fronte di un aumento di oltre 70.000 prestazioni erogate in più nel mese di gennaio 2025 (356.201) rispetto al mese di gennaio 2023 (280.624)”. Insomma, Rocca ha voluto far parlare i numeri e i tempi (di attesa), per dimostrare che “sotto la nostra guida la sanità laziale è migliorata”. Quindi la stoccata al suo predecessore Nicola Zingaretti e al centrosinistra: “Il nostro lavoro ha fatto pulizia sui bilanci regionali”.
Annunciare con tre anni di anticipo la volontà di ricandidarsi alla presidenza della Regione tende pure a dare una spinta forte sul profilo della continuità amministrativa. Francesco Rocca sa bene che adesso occorre cambiare marcia pure su altre tematiche. A cominciare dal Piano dei rifiuti, perché l’emergenza nel Lazio sta durando da troppi anni.
Sul piano politico, Rocca ha fatto il punto della situazione forte di una maggioranza di 33 consiglieri su 51: 22 di Fratelli d’Italia, 7 di Forza Italia, 1 della Lega, 1 di Noi Moderati, 1 della lista civica che fa riferimento a lui. Infine c’è il Governatore, che ricopre anche il ruolo di consigliere. Una coalizione che rispetto al 2023 è perfino cresciuta, di due unità, grazie all’adesione a FI di due esponenti che si erano presentati con i Cinque Stelle. Francesco Rocca ha blindato la giunta, non cambiando gli assessori e facendo riferimento costantemente ai risultati elettorali.
In questi ventiquattro mesi, invece, dai radar è sparita l’opposizione. Il candidato alla presidenza Alessio D’Amato (Azione) non è mai stato percepito come il punto di riferimento del centrosinistra. I tempi della centralità politica come assessore alla sanità di Nicola Zingaretti (specialmente durante la fase dell’emergenza determinata dal Covid) sono lontanissimi. Il Campo Largo tra Pd e Cinque Stelle, che proprio Zingaretti aveva “battezzato”, non esiste più. Resta il Partito Democratico, con il segretario e consigliere regionale Daniele Leodori impegnato però (come tutti i suoi predecessori) a cercare di mantenere gli equilibri fra le diverse correnti. Per nulla semplice,visto che nel Lazio c’è pure il carico da novanta degli assetti relativi al Comune di Roma, guidato dal sindaco Roberto Gualtieri. Sia a Roma che nel Lazio le dinamiche Democrat passano inevitabilmente dai rapporti tra AreaDem (della quale Leodori è uno degli uomini di punta) e Rete Democratica di Claudio Mancini, vicinissimo a Gualtieri. E proprio le elezioni di Roma del 2026 saranno fondamentali, soprattutto per il Pd, che sa bene come soltanto con la vittoria bis di Gualtieri potrà provare a preparare (per vincerle) le regionali del 2028. Per il centrodestra la prospettiva è differente perché ha già dimostrato di potersi imporre pur non governando la Capitale.

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