L’ordine di decollo non arriverà più. I droni che il Comune di Roccasecca voleva impiegare per ‘spiare’ la discarica di Cerreto, gestita dalla Mad Srl, resteranno a terra come hanno disposto i giudici del tribunale amministrativo di Latina.
I togati amministrativi, infatti, hanno accolto il ricorso presentato dalla società che gestisce l’impianto contro la determina dirigenziale con cui il comune di Roccasecca aveva dato incarico ad una società specializzata di effettuare una serie di rilievi topografici, tramite l’impiego di droni che avrebbero sorvolato l’area di stoccaggio dei rifiuti. Lo scopo dichiarato era quello di verificare quali livelli altimetrici fossero stati raggiunti e se, effettivamente, la Mad stesse rispettando le quote volumetriche previste nelle autorizzazioni rilasciate dalla regione Lazio.
Il Tar ha accolto a pieno il ricorso della società Mad, assistita e difesa dall’avvocato Marco Pizzutelli, che ha lamentato, tra le altre cose, l’incompetenza del Comune in tale materia.
I giudici, ricostruendo l’insieme di norme che regolano il settore, hanno evidenziato come solo la Regione sia l’autorità competente al rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali e che il testo unico sull’Ambiente mette in capo all’autorità competente (quindi alla sola Regione) il potere di disporre ispezioni ambientali, ovvero di compiere tutte le azioni necessarie a verificare il rispetto delle condizioni di autorizzazione ed a monitorarne l’impatto ambientale, oltre il potere di accertare quanto previsto e programmato dall’autorizzazione integrata ambientale.
L’attività programmata dal Comune, infatti, intendeva esplicitamente effettuare rilievi plano altimetrici per la verifica delle quote volumetriche raggiunte dalla discarica gestita da MAD s.r.l. sulla base delle autorizzazioni di cui è in possesso; per il Tar, pertanto, non avendo l’ente locale alcuna competenza a disporre controlli del genere, che spettano esclusivamente agli uffici regionali, ha accolto il ricorso della Srl e condannato il Comune di Roccasecca al pagamento delle spese di lite, quantificate in 3.000 euro, oltre ad accessori di legge e rifusione del contributo unificato versato.