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Sanità, in 20 anni persi oltre 800 posti letto per acuti in Ciociaria. Decimato il personale

Cesidio Vano
Ugl contro D’Amato e il dg Aliquò: “Basta con gli annunci, con questi numeri è impossibile un Dea II a Frosinone”
Gennaio 27, 2023
Alessio D'Amato, ex assessore alla sanità Lazio

In 20 anni, sanità ciociara decimata: persi quasi 800 posti letto per acuti nel comparto pubblico. Se si tiene conto anche dei posti letto delle strutture private convenzionate, solo questi ultimi sono aumentati, ma non è possibile un raffronto, perché i dati non sono suddivisi tra posti per acuti e lungodegenza.

Nel complesso, però, il dato è negativo, a fronte di 1.723 posti letto (pubblico + privati) che c’erano nel 2004 nelle strutture sanitarie ciociare, oggi ne sono disponibili solo 1.188 di cui appena 647 pubblici e 541 in cliniche convenzionate. Fortemente ridimensionato anche il numero di medici, infermieri e tecnici impiegati nelle strutture sanitarie dell’Asl di Frosinone che nel lontano 2004 erano 5.356 (a cui andavano aggiunto 149 impiegati amministrativi) con una dotazione organica di oltre 6.200 unità.

Sanità, Ugl snocciola i numeri e ripercorre le tappe politiche

I dati li snocciola la sigla sindacale Ugl Sanità di Frosinone che critica fortemente le direttive regionali del “Piano per la gestione del flusso di ricovero e del sovraffollamento in pronto soccorso” e attacca frontalmente l’assessore Alessio D’Amato, candidato governatore del centrosinistra. Nel mirino anche l’attuale direttore generale dell’Azienda sanitaria ciociara Angelo Aliquò, per le sue dichiarazioni sul Dea di II livello nel capoluogo del Frusinate. A dare fuoco alle polveri è Rosa Roccatani, rappresentante Ugl Sanità a Frosinone che ricorda come, negli anni dal 2001 al 2004, governatore del Lazio Francesco Storace. “

La sanità provinciale occupava un numero di dipendenti pari a 5.356 (di cui 419 ruolo amministrativo), con una dotazione organica approvata dalla Regione Lazio di 6.232 e un numero di posti letto per acuti pari a 1.445 + 278 privati accreditati, per un complessivo di 1.723 posti letto”. Poi le cose sono iniziate a cambiare nel 2010 con la presidenza della regione affidata a Renata Polverini, che decide di chiudere 8 ospedali in Ciociaria e dà vita alle “macroaree” entro cui debbono essere garantiti i livelli essenziali di assistenza: Frosinone finisce così interessato anche da parte degli ospedali romani e pontini. In quegli anni, come annota Roccatani “i posti letto per acuti nel pubblico si riducono a 1.018 e continueranno a ridursi, così come si riduce il personale in 4.326 unità, numeri che presumibilmente continueranno a scendere con il tempo”.

Non va meglio ai nostri giorni

Non va affatto meglio nel decennio targato Nicola Zingaretti. Il governatore del Pd, come primo atto, decide di abolire le macroaree. “Ma il declino della sanità ciociara continua – dice la sindacalista -, tant’è che, dall’Atto Aziendale 2014/2016 approvato nel 2017, si rileva che i posti letto pubblici per acuti passano da 1.018 del 2011 a 863 + 99 privati accreditati per un complessivo di 962. Ovviamente, frutto riconducibile alla disattivazione dei presidi ospedalieri operata dal precedente Presidente della Regione Lazio. Cosa è cambiato – si chiede Roccatani – con la Giunta presieduta dal presidente Zingaretti, che vantava un rilancio della sanità provinciale con l’abolizione delle Macroaree? Assolutamente nulla”.

Negli Atti aziendali non indicati posti letto e personale

Venendo ai giorni nostri, è difficile anche capire con quali numeri si possa ragione. Infatti, l’Ugl Sanità di Frosinone denuncia come “dalla modifica dell’Atto Aziendale non siamo in grado di riportare il numero di posti letto, tantomeno la consistenza della dotazione organica, atteso che i successivi Atti Aziendali omettono di riportare, sia il numero dei Posti Letto pubblici, sia il numero del personale dipendente”. A fornire qualche elemento è però proprio il contestato il piano aziendale per la gestione del flusso di ricovero e del sovraffollamento in pronto soccorso che recepisce, a livello della Asl, il piano regionale.

Da quel documento si capisce che: “i posti letto pubblici per pazienti acuti occupabili sono ridotti a n.647 – dice Roccatani -, mentre i posti letto privati accreditati sono complessivamente n.501 senza distinzione alcuna tra posti letto per acuti e posti letto post acuzie, escluso le case di cura Villa Letizia e Sant’Elisabetta 2 ed altri, che comunque non occupano posti letto per acuti”. Allo stato dei fatti dunque, si registra un incremento di posti letto di lunga degenza – RSA , etc… e una drastica riduzione dei posti letto per acuti. “Tant’è che a fronte di 1.420 posti previsti per il numero di abitanti – spiegano dal sindacato -, secondo quanto riportato nel piano aziendale, ne sono occupabili appena 647, causa mancanza di posti letto e carenza cronica di personale”.

Roccatani: “Così è impossibile fronteggiare il sovraffollamento”

Roccatani critica fortemente, allora, D’Amato: “davanti a un quadro del genere com’è possibile smaltire il sovraffollamento dei pronto soccorsi se non attraverso la mobilità passiva? Dica, assessore D’Amato: oltre alle incommensurabili esternalizzazione dei servizi con maggior costi e minore efficacia/efficienza, che hanno avuto il solo privilegio di generare di fatto un esercito di nuovi lavoratori poveri, cos’è cambiato per la sanità ciociara in termini di emergenza/urgenza se non la tragica riduzione di posti letto e sovraffollamento dei pronto soccorsi? Inoltre, visto i costi esorbitanti assorbiti dalle ditte esterne: pulizie sanificazione, servizi di ausiliariato, servizio mensa, lavanderia, informatica, consulenze esterne a partita IVA e chi ne ha più ne metta, è tempo di dare attuazione alla tanto esaltata reinternalizzazione dei servizi, le pare?”.

Sanità, Il sindacato contro Aliquò: “Senza letti e specialisti, come fa a parlare di Dea II?”

Ma la sindacalista non risparmia critiche neanche al direttore generale Aliquò, che ha recentemente parlato degli sforzi e progressi fatti per il Dea II all’ospedale Spaziani di Frosinone. Roccolani ricorda al dg che, stando ai provvedimenti regionali, “la dotazione organica di un Pronto soccorso di un Dea di I° livello necessità di 9 dirigenti medici per 25 mila accessi l’anno, con l’aggiunta di una unità per ogni ulteriore esubero di 4.000 accessi fino al limite di 50.000. 

Inoltre il team di tale struttura dovrebbe essere formato da un medico internista, un chirurgo e un ortopedico traumatologo: cosa che non si riscontra nei pronto soccorso della provincia, ma addirittura nell’intero ospedale di Frosinone non c’è presenza di traumatologi!” Poi aggiunge: “Un Dea di 2° livello richiede un’equipe medica composta da un medico internista; un medico chirurgo; un medico ortopedico traumatologo; un medico cardiologo; un medico rianimatore che per l’ospedale di Frosinone resta un sogno”.

La sindacalista dice che è ora di smetterla con “le annunciazioni”: “Fermo restante l’innegabile decimazione dei posti letto e la cronica carenza di personale di tutte le professioni non ci sono percorsi che possano modificare l’attuale disastrato assetto, se quello di assumere personale e ampliare il numero di posti letto, che allo stato sono meno del 50% di quelli previsti (647 piuttosto che 1.420)”.

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