“Una sanità mal gestita negli ultimi anni sia a livello centrale che regionale. Servono assunzioni e stabilizzazioni dei precari, altrimenti sarà la fine”. A lanciare l’ennesimo grido d’allarme è la segreteria regionale della Fials Lazio.
“Il Sistema sanitario, regionale o nazionale non fa differenza -, dicono dalla sigla sindacale -: ha bisogno di cure efficaci. Il rischio è la morte senza eutanasia. L’urgenza è palese a tutti i cittadini che quotidianamente ne vorrebbero usufruire ma difficilmente vi riescono e, agli operatori che si adoperano alacremente per mandarlo avanti con fatica esemplare”. Dalla Fials aggiungono: “O si cambia metodo o assisteremo, nonostante i nostri continui gridi d’allarme, alla fine della Sanità Pubblica. In questi ultimi anni, incluso il periodo di pandemia, sono stati tutti gli operatori del servizio sanitario che hanno difeso e retto a denti stretti l’intero settore”.
“Negli ultimi anni dobbiamo ammettere senza ipocrisie che – precisa la Fials – la sanità è stata mal guidata e mal gestita sia a livello centrale ovvero dai tanti ministri che si sono succeduti e altrettanto da governatori e assessori sono susseguiti fino a oggi. Tagli di servizi assistenziali, accorpamenti di reparti, carenza di personale hanno esautorato i professionisti e altrettanto i cittadini. Sono infatti oltre 14 milioni gli italiani costretti a rinunciare alle cure ed al diritto della propria salute. Quasi 2 milioni solo nel Lazio”.
“Servono assunzioni subito – chiosa la Fials -. La nostra proposta riguarda la stabilizzazione dei tanti precari che da anni aspettano di essere regolarizzati e di nuovi inquadramenti e concorsi che porterebbero nuova linfa vitale alle strutture ospedaliere e ambulatoriali del nostro territorio. Quanto alle risorse lo diciamo da tempo: vanno recuperate dai tanti sprechi riferiti ai servizi esternalizzati e agli ingaggi di operatori di coop e ditte del terzo settore”.
“Si deve intervenire prontamente con impegno e determinazione – conclude la nota Fials – diversamente rischiamo di vedere divelto il nostro Servizio sanitario pubblico fino a infiammare oltremisura gli animi del personale che non merita maltrattamenti ma solo che venga ascoltato, remunerato e premiato!”