“Bene ha fatto la Regione Lazio a chiudere le Uscar” parola dei medici. La sigla autonoma Snami Lazio (Sindacato nazionale autonomo dei medici) interviene sulla decisione della Regione di sopprimere le Unità Speciali di Continuità Assistenziale, che hanno operato durante il Covid.
“Hanno operato solo a Roma a discapito delle province e non senza criticità. Irragionevole volere tenere ancora aperte” dicono dal sindacato, dopo che il coordinatore di tale strutture aveva lanciato un appello a non smantellare le Unità che aveva pur sempre sviluppato una grande esperienza e formazione nel fronteggiare le epidemie.
“Le Uscar – argomentano invece dallo Snami Lazio, con una nota a firma del presidente Marco Trifogli – erano squadre sanitarie attivate in seguito ad un provvedimento emergenziale durante il periodo Covid, e solo per far fronte temporaneamente a quella specifica situazione. Nella Regione Lazio hanno avuto peraltro un percorso attuativo difforme dal dettato nazionale e da ciò che hanno fatto le altre regioni, caratterizzandosi per un carattere accentratorio sulla città di Roma a scapito delle province, aspetto che per noi è stato fonte di notevoli criticità. A parte quindi i dubbi che nascono sulla efficienza delle stesse, è irragionevole l’idea della permanenza di tale strumento ad oltre un anno dalla chiusura dell’emergenza Covid.
E non si può dire che tale vicenda debba trascinarsi in una sorta di “gruppo di riservisti”. Perché quello che occorre, come affermano tutte le migliori indicazioni internazionali in materia, è invece un piano pandemico/d’emergenza scientifico aggiornato, volto a fronteggiare future eventuali situazioni critiche. Strumento tramite cui impiegare in maniera precodificata il personale ed i mezzi disponibili, strumento che purtroppo precedentemente é mancato.
A fronte dell’esperienza acquisita, come OS, siamo pronti alla migliore interlocuzione con la regione su questi aspetti. Perciò la Direzione Regionale Salute del Lazio bene ha fatto a non persistere con ulteriori anacronistiche proroghe prive di senso e non conformi al congruo rapporto costi/benefici, dimostrando di aver correttamente valutato tutti gli aspetti della questione. E quindi giustamente ha messo un punto finale a quella che è stata una gestione emergenziale della sanità del Lazio che si stava trascinando stancamente ed immotivatamente.
Inoltre, a medio-lungo termine, per una sanità non più emergenziale, riteniamo ci sia bisogno di un potenziamento strutturale della Medicina Generale con investimenti maggiori, in modo da migliorare la presa in carico dei pazienti cronici e fragili anche nelle zone più periferiche e disagiate della regione”.