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Sanità, Rocca snocciola dati, numeri e record negativi: “Fossi D’Amato eviterei di parlarne”

Cesidio Vano
Per il centrodestra la situazione in cui versa la gestione della Salute nel Lazio è la dimostrazione del fallimento del decennio Pd
Febbraio 2, 2023
francesco rocca
Francesco Rocca

Se per il centrosinistra D’Amato è stato il miglior assessore alla Sanità di sempre ,che proprio nell’emergenza pandemica ha saputo di mostrare le sue ottime doti; per il centrodestra la situazione in cui versa la gestione della Salute nel Lazio è la dimostrazione del fallimento del decennio Pd alla guida della Regione. La Sanità è, sempre più, uno dei principali campi di scontro tra gli aspiranti governatori del Lazio, vuoi perché proprio il centrosinistra l’ha scelta come argomento principale a sostegno al proprio candidato Alessio D’Amato; vuoi perché è sicuramente tra le principali e più incisive competenze dalla Regione; vuoi anche perché c’è ancora molto da fare nella Sanità regionale. La fotografia impietosa di Rocca sullo stato della Sanità laziale, su Politica Sette.

Da Rocca una fotografia impietosa

Ieri, a scattare un’impietosa fotografia allo stato di salute della Sanità laziale è stato il candidato del centrodestra Francesco Rocca. Uno che, di Sanità, qualcosa la sa: non fosse altro per l’impegno di una vita nella Croce Rossa Italiana. Un impegno diretto e “operativo”, non maturato certo negli uffici di ministeri, assessorati e sedi di partito.

Rocca spara da subito a zero: “I dieci anni di Governo regionale Zingaretti, ci consegnano una fotografia drammatica della sanità laziale, con particolare riguardo al delicato tema degli screening oncologici”.

Il candidato del centrodestra elenca numeri e dati
D’Amato e il centrosinistra – ha detto il candidato del centrodestra – dovrebbero evitare di “raccontare una sanità laziale che esiste solo nelle loro fantasie”. Stando a quanto afferma Rocca, i numeri parlerebbero chiaro: nel 2019 – quindi prima del Covid e di tutte le implicazioni e difficoltà che ha comportato – gli screening mammografici ad esempio “raggiungevano circa il 42% di copertura, valore di gran lunga inferiore rispetto a tutte le regioni del Nord e del Centro Italia, collocandosi il Lazio in 15° posizione su 20 regioni”.

Non solo: “Per quel che riguarda un’altra neoplasia come quella del colon retto – ha proseguito -, gli screening si attestavano al 27%, con il Lazio nuovamente dietro a tutte le regioni del Centro e del Nord. La situazione non cambiava per gli screening al carcinoma del collo dell’utero, il cui valore era fermo al 32% della copertura, quindi in 13° posizione. Per tutti questi tre screening ben 8 Regioni raggiungevano livelli di copertura superiori al 60%. Nel 2020 i valori degli screening per i tumori alla mammella, colon retto e collo dell’utero erano, rispettivamente, al 25, 16 e 21%. Parliamo dei livelli più bassi registrati a livello nazionale” ha aggiunto il candidato governatore.

In 10 anni, solo record negativi”

Nel 2021, come ha recentemente evidenziato l’Osservatorio Nazionale Screening, la nostra Regione – commenta Rocca – ha osservato un rialzo molto fiacco rispetto ad altre Regioni che, invece, sono tornate ai livelli prepandemici: lo screening per la mammella è al 35%, per il colon retto al 21% e per il collo dell’utero al 29%. Questi dati collocano il Lazio nella fascia più bassa delle Regioni italiane, con numeri inferiori del 30-35% per tutti e tre gli screening”.

Male anche la mobilità tra regioni

Le cose non vanno meglio se si passa ad esaminare lo stato in cui versa la mobilità verso le altre regioni per curarsi. Anche qui i numeri non danno scampo e fanno registrare quello che Rocca definisce “un altro record negativo della gestione sanitaria di Alessio D’Amato”.

I numeri, anch’essi drammatici, della mobilità sanitaria – osserva Rocca – raccontano una Regione Lazio in cui, in 10 anni, si registra una voragine di debiti con le altre Regioni: circa 2,2 miliardi. I disservizi sanitari e il disastro organizzativo e strutturale della Sanità laziale ha determinato una grande fuga di pazienti, costretti a curarsi oltre i confini regionali. Anche per il saldo 2021, al netto delle due strutture che non appartengono allo Stato italiano, quali il Bambin Gesù e l’Ospedale San Giovanni Battista specializzato in riabilitazione neurologica e motoria, il saldo della mobilità della Regione Lazio è stato pesantemente negativo, con un valore pari a 220 milioni di euro circa”.

Stessa musica, sempre secondo il candidato governatore del centrodestra, se si guardano i dati relativi agli interventi oncologici: “Prendendo in esame gli 11 Irccs oncologici a livello nazionale, l’Istituto Regina Elena di Roma Capitale d’Italiaè soltanto quinto nella graduatoria degli interventi complessivi. Va considerato anche che il Regina Elena presenta numeri carenti e al di sotto del numero minimo richiesto in ben 7 tumori su 16, per non parlare degli ospedali della città capoluogo di provincia. Nessuno di essi, infatti, raggiunge i volumi minimi nei 16 tumori considerati: Latina e Viterbo nel 50% di essi, Frosinone in una sola neoplasia, mentre Rieti nessuna”.

Alla luce di questi dati e numeri incontrovertibili e certificati – ha ribadito e concluso Rocca -, se fossi nell’Assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato, eviterei di raccontare una sanità laziale che esiste, evidentemente, soltanto nella sua fantasia”.

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