Sconnessi, litigiosi (in Provincia) e… irrilevanti a Roma

Nel centrodestra gli esempi sono quelli dell’unità del Governo Meloni e della solidità della giunta Rocca. Ma a Frosinone e Latina ci si divide. Non sarà per questo che le due città capoluogo ne pagano le conseguenze a livello amministrativo?
Non sarà per questo che i due capoluoghi del basso Lazio pagano tutto questo con una decisa irrilevanza politica nello scacchiere nazionale?
Nel Pd nessuno si è accorto del patto di ferro romano, di responsabilità e prospettiva, tra Leodori e Mancini destinato ad avere riflessi anche da noi…
E anche nel centrosinistra il tema dell’irrilevanza si riflette sul capoluogo.
Il paradosso è… trasversale. Nel centrodestra tutti dicono di ispirarsi all’unità del Governo guidato da Giorgia Meloni ealla tenuta politica dell’Amministrazione regionale presieduta da Francesco Rocca. Poi però succede che nei due capoluoghi del Basso Lazio (Frosinone e Latina) la coalizione non è spaccata. Di più. Al punto che Paolo Trancassini, deputato e coordinatore di Fratelli d’Italia nel Lazio, in una dichiarazione a Latina Oggi, dice: «Ma è di fronte a difficoltà di questo tipo che si misura la maturità di una classe politica, di una coalizione di governo. Bisogna dimostrare di essere capaci di fare la differenza. Io ritengo che il centrodestra di Latina debba prendere esempio da quello di governo ed esserne all’altezza. Oggi in uno scenario internazionale imprevedibile e con tutte le fibrillazioni interne, la coalizione di governo è solida, lavora compatta e mostra sempre senso di appartenenza. Meloni, Tajani, Salvini, Lupi superano le eventuali divergenze col confronto e col dialogo, a Latina va fatto lo stesso». Il discorso vale, pari pari, per il Comune di Frosinone.
Neppure alla Regione Lazio sono mancati momenti di forte contrapposizione tra alleati, esattamente un anno fa. Mai però si è arrivati ad una rottura.
Dicevamo che il paradosso è traversale. A Roma il Pd si è ricompattato grazie all’accordo voluto dal segretario regionale Daniele Leodori e dal parlamentare Claudio Mancini, punto di riferimento politico dell’Amministrazione guidata dal sindaco Roberto Gualtieri. Un messaggio che va interpretato ed esteso a tutta l’area del centrosinistra. In Ciociaria… vedremo. Vedremo come si evolverà la stagione congressuale del Pd, ma soprattutto capiremo se il “dopo” sarà all’insegna dell’unità oppure no.
Intanto alcune considerazioni possono essere fatte tranquillamente. All’interno del centrodestra si pensa davvero che nel 2027 al Comune di Frosinone sia possibile andare in ordine sparso? Considerando che nello stesso giorno si voterà anche a Roma? Qualcuno davvero può far finta di non sapere che per Giorgia Meloni l’obiettivo primario è vincere nella Capitale? Sul serio qualcuno non è a conoscenza di una proposta di legge che prevede che nei Comuni con oltre 15.000 abitanti si vincerà al primo turno (dunque senza ballottaggio) se si supererà il 40% più uno delle preferenze? Si tratta di una proposta di legge che il centrodestra parlamentare e nazionale vuole ad ogni costo.
Certamente al Comune di Frosinone (e altrove) ci sono delle situazioni che vanno affrontate e definite. Matasse neppure semplici da dipanare. Per la classe dirigente locale di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati deve perlomeno provare a metterci del suo. Perché tanto comunque alla fine i livelli regionali interverranno. A quel punto però sarà tutto più difficile.
Nel Partito Democratico è la stessa cosa. Quasi un anno fa il segretario e consigliere regionale del Pd Daniele Leodori, nel corso di una riunione della direzione provinciale del partito, disse che tra le priorità c’era quella di creare le condizioni per tornare a vincere al Comune di Frosinone. Dopo tre sconfitte (ingestibili) consecutive. Nessuno ha raccolto quell’appello. Il Partito Democratico non ha un candidato e nemmeno una coalizione. Ridursi ancora una volta all’ultimo istante non potrà bastare. Anche perché il precedente del 2022 è indicativo: sul territorio come candidato sindaco era stato individuato Mauro Vicano. Poi Nicola Zingaretti in un attimo sparigliò le carte e per la fascia tricolore scese in campo Domenico Marzi (mai del tutto convinto per la verità). E di fronte alla “pax romana” dei Democrat, in Ciociaria cosa si fa? Ci si conta al congresso.
L’elemento chiave di questa analisi (trasversale) è “sintonizzazione”. Cioè chi ha la responsabilità di guidare i partiti a livello perfino comunale non può ignorare il contesto globale. Tanto più che all’orizzonte si vedono già le sagome delle campagne elettorali di Roma e perfino della Regione Lazio. A prescindere dagli anni che mancano al termine delle legislature.