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Sebino Nela e “Il vento in faccia”: non solo calcio a “La Corte d’Avalos”

Roberto Mercaldo
Francesco Repice e Guido D’Ubaldo gli altri ospiti d’eccezione della serata del “Festival dello Sport Raccontato”
Luglio 18, 2024

Location d’eccezione per una serata da trascorrere a conversare del calcio. Monte San Giovanni accoglie il Festival dello Sport Raccontato nel suo angolo incantato, il castello de La Corte d‘Avalos. È una serata di luglio in cui in verità il vento compare solo nella copertina del libro di Sebino Nela. Non ce n’è un solo alito e un po’ sorprende, ma l’Italia è prigioniera delle temperature record provocate dall’anticiclone subtropicale africano e perciò non c’è un mistero particolare dietro quest’aria immobile come un’idea.
Il terzino nato in Liguria ha una storia vera da raccontare. Lo ha accompagnato Giancarlo Dotto nella stesura del libro, lo “scortano” Francesco Repice e Guido D’Ubaldo in questa conferenza che è anche confessione, dialogo, volo nel cielo della vita. Il cielo della vita ha nuvole e arabeschi, ha il dolce e l’amaro, ha verità non sempre comode e stelle lontane che si accendono d’incanto, mosse da un ricordo. Non è facile volare nel cielo della vita, ma Sebino, o Sebastiano come forse a lui piace di più, lo ha fatto con coraggio, con fantasia e con quella feroce volontà di chi ha avuto immediata contezza di come quel cielo non avesse per tutti lo stesso colore.
Sebino è diventato un gran giocatore, un terzino coi fiocchi, per riconoscenza verso i suoi genitori e i loro sacrifici. Ha accarezzato i privilegi dell’esser famoso, agiato, riconosciuto e abbracciato in strada, perché a un ligure può sembrar strano ma a Roma se ti riconoscono non si limitano a salutarti. Son pacche sulle spalle, sono abbracci e sorrisi in un’esplosione di confidenza che è un tributo alla calcistica passione.
Uomo simbolo di una Roma unica, fatta di grandi giocatori e di uomini ora ilari ora tormentati, perché non è agevole gestire la celebrità e la gloria un po’ transeunte e intermittente di quel rettangolo verde. Sebino racconta che in quel periodo in tanti avevano una pistola, quasi fosse una panacea per i mali dell’esasperazione. E racconta che lui un giorno l’ha improvvidamente usata, per fortuna senza conseguenze estreme. L’ha usata perché la tranquillità del suo focolare domestico era scossa da una vicenda triste.
E triste, anzi tristissimo fu il colpo di pistola che portò via Ago, il capitano, quello sempre pronto ad aiutare lui e i suoi compagni quando un avversario cercava lo scontro.
Francesco Repice, il cantore del calcio in radio, il fine dicitore che trasforma quel gioco in una battaglia epica e i contendenti in figure quasi letterarie, gli è accanto e lo esorta ad aprirsi, un po’ piccato in verità per non averlo scritto con lui, quel libro del vento in faccia.
L’amicizia è una cosa bella e democratica, come la Curva, che Francesco sa raccontare con efficacia unica: la curva contenitore di sentimenti e ideologie contrapposte, ed estrazioni sociali distinte e distanti che d’incanto trovano un comune denominatore in una fede, in specie quella giallorossa.
Anche Guido D’Ubaldo, che da anni con passione e competenza racconta le vicende agonistiche del club giallorosso, è un grande amico di Sebastiano Nela. Dividono spesso il desco con Pruzzo, Righetti e tanti altri di quegli anni lì. E in quegli anni lì il più celebrato si chiamava Paulo Roberto Falcao. Ti aspetti che Sebino lo incensi e invece lui dice chiaro e tondo che quel fatal rifiuto la sera maledetta dei rigori e del Liverpool a portarsi via la Coppa, la storia e i sogni di un popolo, beh quel rifiuto lui non gliel’ha mai perdonato. E anche se Falcao con 40 anni di ritardo si è pentito, come ha detto a un amico comune, per Sebino quel rifiuto resta, pesa e non trova espiazione.
Nela non è diplomatico nemmeno quando parla di Lippi, che a lui non piace, come ha avuto modo di dirgli a chiare note nella sua esperienza a Napoli.
Avrebbe voluto chiudere con la Roma, lo ammette, ma c’era uno spogliatoio spaccato, e in quel ribollire di corpuscoli e fazioni pagarono lui e Rudy Voller.
Ma le battaglie del campo non sono le sole che Nela ha dovuto affrontare. Un nemico infido gli ha gettato il guanto di sfida e lui, marito e papà, si è sentito in dovere di provare a sconfiggerlo, riuscendovi. Altri non ce l’hanno fatta e lui ci tiene a dire che non stati meno guerrieri né meno coraggiosi di lui. Solo meno fortunati, purtroppo.
Si parla poi dell’Italia e del perché sia finito così presto il suo percorso nell’Europeo che ha consacrato la Spagna dei giovani fenomeni. Si parla di nuovo di tecnica, di dinamiche di questo gioco semplice e straordinariamente complesso, delle scaramanzie. Insomma si torna al calcio più o meno giocato, prima dei saluti del sindaco Cinelli, perfetto padrone di casa.
Il vento è solo lì, sulla copertina del libro, ma un brivido percorre lo stesso i presenti, perché mai come stavolta attraverso racconti e aneddoti si è attraversato il cielo fascinoso della vita. E i ricordi scuotono, feriscono, accarezzano, anche in una torrida serata di luglio.

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