Il Mondo alla rovescia è un tòpos dell’immaginario collettivo che ha avuto grande fortuna narrativa nell’antichità, a partire dagli antichi Egizi fino ai nostri giorni. Sfogliando gli incunaboli, le cinquecentine e i pamphlet del Secolo dei Lumi compaiono ingenue raffigurazioni. Il pescatore sott’acqua pescato dai pesci, il contadino messo all’aratro dal bue, il cuoco infilato su uno spiedo e spennellato d’olio dalle oche e via così. “Per mondo alla rovescia s’intende una condizione fisica e mentale nella quale si propone un radicale rovesciamento di ruoli e relazioni sociali, il sovvertimento dei valori correnti e accettati delle norme e delle gerarchie sociali, dei rapporti di forza tra soggetti diversi (fWikipedia)”.
Si realizza cioè la modernità che ci è dato di vivere qui ed ora. Per chi non se ne fosse ancora accorto, ne offre dimostrazione plastica l’ultimo libro del giornalista Aldo Giorgio Salvatori, intitolato “Naufragio nel Contromondo” (Solfanelli, 208 pagine, 13 euro). L’autore ha raccolto una serie di “perle” comparse sulla stampa nel 2021 che rappresentano una sorta di affresco spietato del Carnevale dei folli in cui siamo tutti immersi e di cui solo pochi avvertono rischi e conseguenze. Viaggiamo random tra le pagine del libro.
Il 15 gennaio del 2021 le tv nazionali di diverse paesi diffondono la seguente notizia. Credevate che la regina Ginevra, la moglie di re Artù, fosse nata e cresciuta in Inghilterra? Sbagliato. Re Artù era sposato con una prosperosa donna africana e se Chrétien de Troyes, Thomas Malory e altri autori della saga arturiana la immagi- narono o la descrissero con la pelle candida come la neve essi commisero un errore dettato forse da una precoce forma di suprematismo bianco e da una mentalità colonialista ante litteram, parola della British Broadcasting Company. Per riparare a questo marchiano errore gli autori di Merlin, la recente serie televisiva prodotta dalla BBC e venduta in oltre 100 Paesi del mondo, hanno riveduto e corretto le sembianze di Ginevra secondo il principio del “politically correct”. Ad interpretare il ruolo della sovrana, dopo Ava Gardner, Cherie Lunghi e Julia Ormond, è stata chiamata l’attrice di colore Angel Coulby.
Il 22 marzo, sempre del 2021, il Corsera spara ad alzo zero contro uno degli scrittori più bravi di sempre, Philip Roth definendolo “un misogino arrabbiato”. La colpa di Roth? Aver indugiato troppo, in alcuni suoi scritti, sul tema della misoginia, del dongiovannismo, dell’abuso delle donne. Tutte colpe che, in un suo romanzo Inganno, vengono attribuite al protagonista, Philip, un uomo che dialoga frequentemente con la sua compagna adulterina subito dopo aver fatto l’amore.
Nella vita privata, accusano i suoi detrattori, fu animato da una costante “rabbia verso il genere femminile”. Poco importa che queste accuse vengano quasi esclusivamente desunte dalle memorie scritte dalla moglie, Claire Bloom, dopo il loro divorzio.
Orrore e raccapriccio a Padova. E’ il 26 marzo 2021. Un perfido giovane della città veneta, subito rintracciato dalla polizia, ha investito una fagiana, specie “protetta” (sic), ma non si è fermato a dare l’allarme come prevede il codice della strada, ci informa un giornale locale, ed è fuggito via come se nulla fosse accaduto. “Quale scandalo, quale crimine assurdo! – ironizza l’autore -. La macchina della giustizia animale si è subito messa in moto. Il fuggitivo è stato rintracciato tramite il numero di targa (segnalazioni sembra siano state inviate all’Interpol nel caso di fuga precipitosa all’estero) ed è stato poi severamente multato per omissione di soccorso a una creatura vivente”.
Procediamo. E’ il 1 aprile sempre del 2021 quando l’Università di Oxford decide di abolire l’insegnamento dell’opera di Mozart nei programmi di insegnamento della musica dei prossimi anni. La motivazione addotta è che i grandi compositori del passato, in quanto capisaldi della musica bianca, potrebbero creare disagio agli studenti neri.
Ancora. Buffalo Bill non perde il vizio”, questo l’incipit dell’articolo di un anonimo redattore sul sito web nelcuore.org, pubblicato il 6 maggio del 2021. Il fatto: 45mila cacciatori hanno avanzato una richiesta diretta a ottenere l’assegnazione di una delle sole 12 autorizzazioni disponibili per abbattere 300 bisonti nel parco nazionale del Grand Canyon. Un tiro al bersaglio crudele e immotivato sull’animale che più di tutti rappresenta il mito del West e dei suoi antichi spazi liberi e selvaggi? Niente affatto. L’intervento si rende necessario, anzi indispensabile, per ridurre il numero dei bisonti cresciuti a dismisura nel parco e che oggi stanno mettendo a rischio il delica