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Sinner, l’eroe silenzioso: un modo speciale di essere fuoriclasse

Roberto Mercaldo
Giugno 27, 2024
Jannik Sinner, numero uno del mondo

Ci son tanti modi di essere campionissimi. I più disparati, in verità. Non ha senso disegnare un identikit del fuoriclasse, perché all’estro e alle capacità esagerate non si accompagnano identici comportamenti. Abbiamo il modello gridato e un po’ guascone, quello per intenderci di Valentino Rossi, di Alberto Tomba e di Gimbo Tamberi, che aggiungono spettacolo allo spettacolo, rutilando come coriandoli impazziti immediatamente dopo aver compiuto un’impresa sportiva. Abbiamo però anche il modello della serietà elevata a stile e tradotta in meravigliosa concretezza, leggi Gustav Thoeni o anche Dino Zoff o, per volare in Cielo, Gaetano Scirea.
Jannik Sinner, numero uno del mondo e fresco vincitore del torneo di Halle, un “500” che è anche il suo primo trionfo sul green, va sicuramente a ripercorrere le gesta dei secondi.
Il suo modo garbato di esser campione ed esempio non è meno contagioso di quello chiassoso del nostro eroe volante Tamberi. Jannik ha confidato che tra gli insegnamenti paterni ce n’è uno che mai disattenderà: siamo tutti uguali e tutti meritiamo identico rispetto, dal numero uno del mondo al raccattapalle del campo periferico. E allora eccolo, il rosso della Val Pusteria, sempre cortese con chiunque, rispettoso di ogni avversario, capace persino di superare senza apparenti turbamenti gli improvvisati show dei “matti” della racchetta, leggi Kyrgios, Bublik, Rune, Tiafoe.
Per vincere il torneo tedesco gli è toccato sconfiggere in finale l’amico e compagno di doppio Hurkacz ed era palese che la soddisfazione legittima dell’ennesimo trionfo di questo incredibile 2024 trovasse un argine nel piccolo dispiacere necessariamente procurato al ragazzo polacco.
Jannik è così: sobrio, educato, essenziale, ma mai noioso. La sua risata irrefrenabile, prima di servire sul 40 pari all’undicesimo gioco del secondo set contro Zhang, procurata da uno starnuto a molti decibel di uno spettatore raffreddato, lo ha mostrato a tutti per quello che è: un ragazzo di 23 anni (da compiere in agosto), che sorride alla vita ed è consapevole di essere un privilegiato.
Gli è toccato in sorte un talento straordinario e grazie ad esso ha regalato ai tantissimi appassionati di tennis dello Stivale una dimensione e dei traguardi che sembravano appartenere sempre e comunque agli altri. Non suoni blasfemo se lo chiamiamo il nostro Mosè, colui che ha diviso il Mar Rosso delle conquiste altrui, che ha varcato le colonne di Ercole con il talento, il lavoro e la serietà.
Frettolosamente etichettato come tennista che avrebbe dovuto contentarsi di stare nei primi 20 del mondo, frenato da limiti nel gioco di rete e nel servizio, ha migliorato in tempi brevissimi in entrambi i fondamentali e, con un’umiltà mai esibita da alcun numero uno di qualsivoglia disciplina, continua a definirsi un apprendista, un atleta che deve esplorare i propri limiti e volare oltre. Cosa potrà significare questo suo voler perfezionare ciò che alla perfezione già somiglia ce lo diranno gli anni a venire. C’è una meravigliosa e stimolante rivalità con l’altro giovanotto terribile del tennis mondiale, il murciano Carlos Alcaraz, e ci sono altri giovani in grande ascesa, possibili protagonisti di un futuro non lontano. E già pregustiamo battaglie sportive con il nostro ragazzo impegnato a respingere gli assalti di sfidanti ansiosi di scalzarlo.
Jannik Sinner non ha nemici nel circuito: impossibile non volergli bene per il modo in cui interpreta il tennis e la vita. Abbiamo un numero uno del mondo che è anche un numero uno di umanità e che mai muterà questo atteggiamento, anche se dovesse vincere 30 major. Questa è la sola certezza di una carriera appena agli inizi e come tale suscettibile di sviluppi variegati. Non sappiamo quanti slam, quanti mille e quanti 500 finiranno nella sua bacheca, non sappiamo se la medaglia d’oro olimpica finirà fra i suoi già numerosi trofei. Sappiamo però che fino all’ultima partita della sua carriera Sinner avrà voglia di migliorarsi, di dare il massimo e di andare alla scoperta dei propri limiti, ma sempre nel sacro rispetto degli avversari e di tutte le componenti di questo meraviglioso sport.
A Wimbledon da numero uno, sembra già un sogno. La sensazione però è che il meglio debba ancora venire e di questo Sinner e il suo staff sono fermamente convinti. Bello accompagnarlo in questo suo cammino di gloria e di speranza, di sacrificio e di virtù. E’ il nostro eroe silenzioso, è Jannik Sinner.

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