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Sorrentino, Biraschi e Machin: ambizioni, certezze e sogni dei tre nuovi giallazzurri

Roberto Mercaldo
Settembre 6, 2024

Il Frosinone di Vivarini non manca certo di volti nuovi: il torneo cadetto assegnato ai giallazzurri da un destino dispettoso si gioverà di tanti calciatori arrivati in Ciociaria con l’entusiasmo che esige ogni nuova avventura.
In questo venerdì un po’ anomalo, perché non è vigilia di alcuna gara di campionato, conosciamo Biraschi, Sorrentino e Machin, pedine rilevanti della scacchiera di mister Vivarini.
Biraschi è la chioccia, e sembra strano definirlo tale, perché parliamo di un ragazzo che da poco più di un mese ha compiuto 30 anni, ma in questa squadra di giovanissimi è ovvio che il difensore romano debba mettere l’esperienza al servizio del gruppo.
Lo ha fatto già, con grande entusiasmo, messo in campo da subito a guidare una difesa che si gioverà delle sue virtù calcistiche.
Quali le più precipue? Sollecitato in tal senso, conferma che il lavoro quotidiano, l’abnegazione e l’attaccamento alla maglia sono il suo credo. I tifosi del Genoa, club presso il quale ha vissuto tanti anni densi di emozioni, gli vogliono ancora bene e lo ricordano con un pizzico di nostalgia.
Niente voli pindarici, né obiettivi a lungo termine. È convinto che il Frosinone possa recitare da protagonista e si congratula con il digì Angelozzi per la bontà del lavoro svolto. La squadra assemblata gli sembra eccellente e se lo dice Davide, che il campionato italiano lo conosce bene anche e soprattutto nella sua massima espressione, perché non credergli?
Alessandro Sorrentino è un portiere di eccellenti qualità ed è approdato in Ciociaria con l’obiettivo primario di guadagnarsi uno spazio adeguato e proporzionale alle proprie ambizioni. Il gruppo gli è piaciuto da subito, e la concorrenza con Cerofoloni non lo spaventa. Per lui e per Frattali, altro guardiano dei pali del club giallazzurro, ha parole al miele, che però non gli impediranno di provare a guadagnarsi una maglia da titolare.
A consigliargli l’approdo in Ciociaria è stato tra gli altri anche Turati, che ha scritto belle pagine della storia recente del Frosinone. Sottolinea come il ruolo del portiere sia delicato perché gli eventuali errori hanno di regola un peso diretto sul risultato, ma questo non può essere un problema, semmai uno stimolo. È convinto che da Frosinone possa passare il suo percorso di crescita, alla quale non intende assegnare confini. Lavorare può portare lontano, quanto lo dirà il tempo in combinato disposto col rettangolo di gioco, giudice insindacabile.
È equatoguineiano il fantasioso e duttile Josè Ndong Machin, detto Pepin.
Regista, ma anche trequartista, è un giocatore che ha pure una buona confidenza con il gol. Conosce il torneo di B e pur considerandone le insidie è certo che il Frosinone abbia mezzi e volontà per eccellere. Sa di avere molte responsabilità ed è approdato in Ciociaria dopo aver pensato un po’ anche al Getafe, squadra di Liga. La scelta però è caduta sul club ciociaro ed ora Machin ha tanta voglia di ripagare la fiducia di Angelozzi, cercando di mettere sul piatto della bilancia tecnica, fantasia e freddezza in zona gol. Il direttore crede molto in lui e sottolinea come debba ancora trovare la sua forma ottimale, quella che potrebbe elevarlo a giocatore essenziale del gruppo.
Pepin non teme le responsabilità connesse al ruolo e promette impegno feroce per accorciare i tempi della scalata alla forma perfetta.
Come sempre disponibile, Guido Angelozzi, direttore dell’area tecnica, confessa a denti stretti che un sogno nel cassetto ce l’ha. Guai a non averne, perché quando si è appagati non si trovano gli stimoli giusti. Lui ogni giorno si sveglia con l’intenzione di andare a mille e di inseguire programmi, obiettivi e, perché no, sogni…
E dopo la beffarda retrocessione di maggio il sogno non può che essere quello di tornare in massima serie con il Frosinone.
Gli chiedono se abbia qualche recriminazione sulla recente campagna acquisti e ammette che un cruccio ce l’ha. Non è relativo a trattative in entrata non andate in porto, perché quelle fanno parte del gioco. Concerne invece una partenza, che proprio oggi sta per essere definita: quella di Cuni.
In lui Guido Angelozzi credeva ciecamente, pensava potesse esplodere in maglia canarina e diventare una possibile importante plusvalenza, come Gatti, Boloca o Brescianini. Il ragazzo invece non ha espresso il 100% del proprio potenziale e troppo spesso ha palesato disagi. E ad Angelozzi non piace avere in rosa chi non sia innamorato del progetto e felice di scendere in campo.
“Però mi spiace, perché Cuni ha moltissime qualità”. Le esibirà, forse nel Rubin Kazan, squadra che sta per annunciarne l’ingaggio.

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