Un post su Facebook fa scattare l’allarme al Campidoglio. Ad esprimere perplessità sul progetto che ruota attorno all’impianto sportivo di Pietralata dove dovrebbe sorgere il nuovo Stadio della Roma, è Giovanni Caudo, consigliere comunale di Roma Futura nonchè Presidente della commissione speciale Pnrr di Roma.
“Si è concluso l’iter della Conferenza dei servizi preliminare, ho letto il verbale e la delibera, e alla fine penso che la questione non sia lo Stadio -ha affermato Caudo-. Guardando la lunga vicenda del progetto, che si snoda ormai da quasi dieci anni, si capisce che il vero nodo è il rapporto pubblico privato nelle scelte urbanistiche.
STADIO DELLA ROMA, VENTI DI CRISI IN COMUNE
Il giorno dopo la dichiarazione di pubblico interesse della Giunta Gualtieri, arriva il siluro di Giovanni Caudo, ordinario di Architettura a La Sapienza, ex assessore all’Urbanistica con Ignazio Marino e dal 2018 presidente del Municipio Roma 3, ma anche leader di Roma Futura, al fianco del sindaco Gualtieri.
“Una società privata internazionale – spiega Caudo, docente di urbanistica all’Universita’ Roma Tre – chiede di costruire la sua sede, l’equivalente del suo quartiere generale, a forma di stadio. Il soggetto pubblico gli concede (senza oneri, perche’ dopo 99 anni tornera’ al Comune!) una cubatura (circa 160 mila metri cubi) che era pubblica (destinata ad uffici direzionali pubblici), si concede anche l’area, 16 ettari di aree pubbliche, per altro solo in parte gia’ espropriate, destinata ad altri usi, ma non allo stadio (il progetto e’ in variante al Piano regolatore).
Il privato ottiene una concessione (si, questa onerosa) di opera pubblica per sfruttare la redditività dello stadio per 99 anni. Lo stadio e’ considerato un’opera pubblica e gli si concedono i vantaggi di quella fattispecie di opere mentre la AS Roma e’ una società privata internazionale e l’attuale proprietario domani potrebbe vendere e legittimamente incamerare i plusvalori che derivano dall’operazione immobiliare”. “Le infrastrutture di trasporto pubblico su ferro – evidenzia ancora Caudo – sono valutate insufficienti per portare le persone allo stadio, la diramazione della metro B1 verso Jonio resterà praticamente senza treni dato che le frequenze in direzione Rebibbia non consentiranno in quelle ore di assicurare il servizio nell’altra diramazione.
Si spera in una soluzione (Quale? Quanto costa e a carico di chi?) da individuare dopo, con il progetto definitivo. Altri pareri non sono meno problematici. Non un cenno però su cosa succede nel caso che la concessione d’uso dello stadio venga venduta separatamente dall’As Roma. Diamo atto comunque dello sforzo che affiora nella delibera, per volontà dell’assessore, di voler mettere i puntini sulle “i” e di confermare il dibattito pubblico, volendo c’e’ ancora spazio per cambiare. In definitiva sembra che nella lunga vicenda dello Stadio la questione principale non sia la costruzione dello stadio ma salvaguardare il vecchio e consolidato modello dell’urbanistica romana, come a Porta di Roma, a Ponte di Nona o a Tor Pagnotta o ancora a Eur 2: privatizzazione dei profitti e pubblicizzazione dei costi e in tanti casi anche dei debiti. Pensate se per costruire lo stadio si riuscisse a cambiare questo retaggio urbanistico, quella si’ sarebbe una novità”, conclude Caudo. Di fatto si apre una crisi in Campidoglio.