Tutte le stime sono state riviste al ribasso perché i dati dei primi nove mesi del 2024 sono da profondo rosso. Negli stabilimenti Stellantis sono state prodotte 387.600 unità tra autovetture e furgoni commerciali. Nello stesso periodo del 2023 erano state 567.525. Entrando nel dettaglio, vuol dire una flessione del 40,7% delle autovetture (237.700 unità) e del 10,2% dei veicoli commerciali (149.900). Nel terzo trimestre dell’anno segno negativo anche nei due unici stabilimenti che invece andavano bene: Pomigliano d’Arco (-5,5%), Atessa (-10,2%). Negli altri impianti le perdite hanno oscillato tra il -47% e il -75,8% rispetto all’anno precedente.
A Cassino una produzione di 19.710 unità:
-47,7%. La situazione occupazionale è da brividi: dai 4.500 addetti del 2017 si è passati ai 2.580 di oggi, ma le fermate produttive sono state diverse. I contratti di solidarietà coinvolgono mediamente 600 lavoratori al giorno e recentemente sono stati aggiunti anche 568 dipendenti dei reparti press/plastica. I riflessi sull’indotto sono pesantissimi.
Allo stabilimento di Piedimonte San Germano è stata assegnata la futura piattaforma STLA Large Bev per i nuovi modelli Alfa Romeo Stelvio e Giulia. Per il periodo che va dal 2025 al 2027. Ma i sindacati metalmeccanici, Fim Cisl in testa, hanno chiesto di anticipare i tempi. Per due motivi. Intanto perché il trend è sempre più negativo e quindi potrebbero esserci ulteriori brutte sorprese. In secondo luogo il 2025 rischia di essere… lontanissimo perché bisognerà richiedere ammortizzatori sociali speciali e il deroga. Per nulla scontato che vengano riconosciuti. Dunque, lo spettro di una Caporetto occupazionale incombe. L’economia della provincia di Frosinone è sempre stata agganciata all’automotive e ai volumi di produzione dello stabilimento cassinate. Non perdendo di vista l’importanza dell’indotto. Da troppi anni però il lavoro vero in quel contesto è stato sostituito da una quantità enorme di ammortizzatori sociali. Più volte ci si è chiesti se davvero ci fosse la volontà di continuare ad investire a Cassino. E più in generale sull’automotive. Lo ha ricordato, in un intervento alla Camera, il deputato Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia), quando ha detto: “L’Italia è passata da 2 milioni di autovetture prodotte nel 1990 a circa 500.000 nel 2022. La nostra nazione, seconda manifattura in Europa, è divenuta fanalino di coda nella produzione di auto, perdendo oltre il 20% degli occupati negli ultimi due decenni. Se la storia attuale di Stellantis è soprattutto una storia di scelte strategiche sbagliate da parte dei vertici di questa multinazionale, allo stesso tempo la politica non si può sottrarre dalle proprie responsabilità”.
Nelle ultime settimane c’è una forte mobilitazione dei sindaci del cassinate e delle forze sociali. Ma va fatta un’analisi cruda: le scelte decisionali di Stellantis non possono in alcun modo essere influenzate dalla politica locale. Perfino quella nazionale ha difficoltà enormi: da mesi il ministro del made in Italy Adolfo Urso chiede risposte che Tavares non dà. La situazione è drammatica e allora vanno tenute in considerazione le parole del presidente del Consorzio industriale unico Raffaele Trequattrini, che ha detto come sia urgente porsi il tema di una possibile riconversione del sito cassinate. Citando due possibili orizzonti alternativi: Leonardo e Fincantieri. Si tratta di scenari che vanno analizzati, perché davvero si corre il rischio di un peggioramento della situazione, con ricadute produttive, lavorative e sociali che farebbero sprofondare il già traballante sistema economico della provincia di Frosinone. Una classe dirigente lucida non può non porre all’ordine del giorno anche questa prospettiva. Indipendentemente dalla convocazione di sedute straordinarie del consiglio provinciale piuttosto che regionale. La mobilitazione del territorio non farà cambiare le strategie di Stellantis. Perciò l’argomento messo sul tavolo da Raffaele Trequattrini va discusso.