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Stellantis Piedimonte, cresce la preoccupazione, prospettiva sciopero unitario

Tarcisio Di Pontecorvo
I francesi mettono in vendita su immobiliare.it l’intero stabilimento ex Itca. Fantasia (Flmu-Cub): “Così va a picco l’intera economia del territorio”. Intanto il fronte sindacale (firmatario e non) pare destinato a ritrovare un profilo unitario dopo la grande manifestazione del 12 aprile a Torino. L’attesa per l’incontro al Mimit in cui l’azienda dovrà chiarire i piani industriali per Piedimonte
Aprile 16, 2024

Il 12 aprile da Torino – dove 12 mila lavoratori sono scesi in piazza raccogliendo l’appello dei sindacati metalmeccanici – è partito un segnale inequivocabile anche per le organizzazioni dei lavoratori – firmatarie (Fim, Uilm, Ugl, Fismic) e non (Fiom) – di Cassino. La situazione produttiva e occupazionale di Stellantis Piedimonte San Germano è ormai giudicata da tutti i metalmeccanici preoccupante. L’appuntamento al Ministero del Made in Italy, in cui dovrebbe essere ufficializzato il piano industriale per il sito cassinate, è stato rinviato e le organizzazioni dei lavoratori stanno facendo pressing per una riconvocazione rapida. Ma nessuno pensa che da quella sede possano giungere novità confortanti dalla multinazionale francese, al di là di quello che già si sa: nel 2025 dovrebbe uscire la nuova Alfa Romeo Giulia e nel 2026 la nuova Alfa Romeo Stelvio. Le versioni full electric saranno, però e per fortuna a seguito di ripensamento dei vertici che avevano annunciato inizialmente solo la pura elettrificazione, affiancate da versioni termiche ibride: proprio quest’ultima motorizzazione, che dovrebbe avere più mercato, è l’ultima speranza alla quale è agganciata la stessa permanenza in vita del grande sito produttivo, in parte già dismesso. “Già sapere il mese in cui Stellantis intende lanciare i due nuovi modelli sarebbe importante – commenta un sindacalista Cisl –, perché continuiamo ad andare avanti nell’incertezza più evidente. Di sicuro – aggiunge – anche se tra le organizzazioni sindacali restano differenze profonde, non possiamo più non prendere in considerazione la questione dell’unità”. Insomma, di fronte al pericolo della scomparsa di interi stabilimenti e del drammatico ridimensionamento dell’intero comparto automotive nazionale, c’è poco da dividersi sulle questioni strettamente contrattuali. Uno sciopero unitario anche a Cassino potrebbe essere imminente.
I sindacati cassinati firmatari del resto hanno sottoscritto un accordo che prevede la fuoriuscita incentivata di altri 250 lavoratori. Il sito sta scendendo sotto quota 2500 dipendenti, minimo storico di tutti i tempi. Va ricordato che alla fine del 2023 l’azienda aveva dichiarato 870 esuberi su 2900 dipendenti, la maggior parte dei quali con contratto di solidarietà fino al 31 dicembre 2024. Per questo oggi si lavora su turno unico e si conta su centinaia di lavoratori cassinati costretti a fare i trasfertisti. N
Sul sito immobiliare.it i francesi – dopo la palazzina uffici – hanno intanto messo in vendita un intero stabilimento produttivo – ex Itca – realizzato con soldi pubblici 24 anni fa su un’area da 13mila metriquadri coperti. Leggere l’annuncio di vendita è un colpo al cuore per un territorio che ha vissuto mezzo secolo di automobile grazie a Fiat ed al suo indotto. “Cassino zona industriale, capannone adibito ad attività produttiva composta da 4 corpi di fabbrica per un totale di 11.000 mq di capannone con altezza di 8 metri, oltre blocco ufficio, servizio di 2000 mq. Immobile in ottime condizioni comprensivo di tutti gli impianti : antincendio, illuminazione interno/esterno, pavimentazione industriale, carro-ponti, cabine di trasformazione. Possibilità anche di una riconversione in impianto logistico, in quanto la presenza di ampi piazzali, circa 25.000 mq permettono la realizzazione di banchine idrauliche. possibilità di frazionamento”.
Delio Fantasia, sindacalista del Flmu-Cub recentemente lecenziato dall’azienda perché critico sull’attuale condizione ed assurto per questo alle cronache nazionali, commenta: “Prosegue senza sosta lo smantellamento e la svendita dei fabbricati dell’area industriale del cassinate. Questo è uno dei due stabilimenti Lastratura (ex Itca), realizzato con i fondi dell’ex Cassa del Mezzogiorno, ovvero con fondi statali, soldi pubblici, soldi nostri, e messo in vendita su Immobiliare.it per rimpinguare i bilanci di azionisti e soggetti privati. Questo accade sotto gli occhi di tutti i lavoratori e i cittadini, ma oggi fatichiamo non poco per far comprendere che dietro queste speculazioni immobiliari c’è un’intera economia del territorio che va a picco”.
Torniamo alle organizzazioni maggiori. “Vogliamo una trattativa vera e la vogliamo a palazzo Chigi perché vogliamo che si smetta di fare le schermaglie sulle televisioni. Noi vogliamo contrattare con Tavares un piano progettuale e produttivo per gli stabilimenti italiani per garantire l’occupazione non solo di quelli che sono in fabbrica ma anche dei giovani”. Ha affermato il segretario generale della Fiom, Michele De Palma. 
Si mobilita perfino la Uilm che è parso a lungo come il sindacato più fiducioso nella svolta francese: per il momento si occupa dei tagli ai servizi. Per questo ha indetto uno sciopero per il 18 aprile con una manifestazione davanti all’ingresso 2 dello stabilimento di Piedimonte San Germano.
Il segretario regionale dei metalmeccanici Uil, Francesco Guangrande, ha denunciato come “i continui ricorsi ai meccanismi di tutela, quali i Contratti di solidarietà, non possono da soli risolvere il problema della mancata produzione; un “aiuto” sicuramente, ma se viene meno l’interesse aziendale, anche le Lavoratrici e i Lavoratori dell’indotto diventano esposti a rischi occupazionali inaccettabili. Per tutti i dipendenti dell’indotto servono meccanismi di passaggio dalle imprese che perdono le commesse a quelle che le vincono o che le reinternalizzano. Stellantis insiste, invece, nel rispondere con tagli continui dei capitolati di appalto che dimezzano di fatto i dipendenti delle aziende: De Vizia in CIGO, Atlas, Iscot, Logitech, Teknoservice, già tutte in Contratto di Solidarietà in deroga. In questo modo non riesce a garantire i servizi all’interno dello Stabilimento in termini di sicurezza, ambiente e igiene”.
“Stellantis – chiede con forza Giangrande -, oltre a dover assumere la responsabilità sociale verso un tessuto industriale che è mono committente, deve soprattutto preservare i posti di lavoro dell’Indotto perché indispensabili per Cassino Plant. Il Sito di Piedimonte S.G. sta infatti risentendo, in termini di Ambiente Salute e Sicurezza, dei tagli al personale già effettuati. Se Stellantis persevera con i tagli non avrà più personale che provveda, in maniera completa e in sicurezza, allo sgombero dei materiali nei capannoni, alle pulizie Ordinarie e Tecniche, al trasporto in sicurezza dei semilavorati, solo per fare alcuni esempi”.
Proprio quello che tutti pensano: ridurre gli occupati equivale di fatto all’abbandono della grande fabbrica di Piedimonte San Germano. Anche se i francesi pensano di farlo con classe. Che dimostrano di non avere.

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