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Stop alla guerra (contro i cinghiali). Barillari fa il pacifista: “Non uccidiamoli ma adottiamoli”

Cesidio Vano
Il consigliere regionale: “Soluzioni non violente. Sono esseri senzienti e innocenti”
Maggio 31, 2022

Se, proprio l’altro ieri, la Coldiretti è arrivata a invocare l’intervento dell’esercito per abbattere i cinghiali che, a branchi, infestano centri abitati e campagne di tutto il Lazio. Il consigliere regionale Barillari fa il pacifista e chiede a Zingaretti di “fermare immediatamente l’inutile e cruenta mattanza” elaborando “soluzioni alternative non violente”. Come ad esempio – propone il consigliere – l’adozione degli ungulati.

Nessuno tocchi i cinghiali! Il consigliere regionale Davide Barillari, ex 5 Stelle ed oggi nel gruppo Misto della Pisana, insorge contro la ‘soluzione finale’ di uccidere i quadrupedi che invadono campagne e città nel Lazio a partire da Roma Capitale.

L’esponente politico ha presentato un’apposita mozione al consiglio regionale per impegnare il governatore Nicola Zingaretti a fermare immediatamente l’inutile uccisione di “esseri senzienti ed innocenti” e ad elaborare soluzioni alternative non violente, che non abbiano come fine ultimo l’uccisione degli animali.

Per Barillari, infatti, il problema è dell’inciviltà di chi lascia in giro immondizia fuori dai cassonetti (pur riconoscendo che spesso questi sono stracolmi perché non vengono svuotati da settimane). Insomma – ragiona il consigliere – se i cittadini sono incivili che colpa ne hanno i cinghiali che con il loro fiuto finissimo vengono richiamati dalle prelibatezze gastronomiche (o meglio dai residui di cucina) che impropriamente vengono gettati per strada?

Perché sparare ai cinghiali? – aggiungiamo noi – perché non sparare ai sozzoni di turno?

Barillari ricorda che “gli animali sono essere viventi e senzienti, ovvero soffrono, proprio come noi e la stessa legge disciplina l’uccisione degli animali, punendola quando considerata ingiustificata e non necessaria”. Non solo: i cinghiali “oggetto della mattanza sono una specie alloctona, ovvero specie non presenti naturalmente sul nostro territorio, ma introdotte come in questo caso, esclusivamente per scopi venatori e quindi di mero profitto”. Anzi, neanche la peste suina è un problema: “I casi di peste suina finora accertati non sono assolutamente pericolosi per l’uomo. Se essa è trasmissibile tra cinghiali e suini, non è affatto contagiosa per l’essere umano”. Quindi dito puntato contro il clima di allarmismo e al mainstream, perché in realtà – dice Barillari -: “una buona parte della popolazione, oltre ad essere affezionata ad alcuni esemplari che ormai sono di casa in alcuni parchi, è assolutamente contraria a questa mattanza”.

Ancora: “L’uccisione, una barbara soluzione introdotta nel 2022, rappresenta solo la via più semplice e sbrigativa, e più dis-umana, non tenendo affatto conto del rispetto della legge e dei cittadini. Se non si risolve il problema a monte, la soluzione, è pressoché inutile. Accade che molti cittadini lascino i sacchetti dei rifiuti fuori dai cassonetti stessi, anche perché spesso sono pieni, attirando così gli animali affamati. Ricordiamoci inoltre che lo sviluppo edilizio, più che urbanistico, ha fatto sì che il loro habitat venisse attraversato da strade (non sono loro che attraversano la nostra strada, ma noi che attraversiamo il loro habitat) e riempito di cemento, portando sempre di più questi animali ad un avvicinamento presso i centri abitati. Non sono i cinghiali ad aver invaso il nostro habitat, ma noi ad aver invaso il loro, e questo va tenuto bene a mente”.

Tra le soluzioni ipotizzate: avviare con associazioni animaliste “vere” (cioè non legate all’attività venatoria o coinvolte in alcun business speculativo che tratti l’affido, la gestione o la vendita di animali) un tavolo di concertazione per ascoltare esperti indipendenti competenti in materia; avviare tramite l’Assessorato competente un piano di stima e mappatura a tutela della popolazione dei cinghiali presenti sul territorio, in modo da programmare la sterilizzazione delle femmine tramite i veterinari delle Asl; prevedere lo stanziamento di fondi regionali per santuari, fattorie didattiche, associazioni o privati con i necessari requisiti, per stimolare l’adozione di uno o più capi, esclusivamente a scopo ornamentale e di compagnia (garantendo l’esclusione di ogni vantaggio economico o commerciale).

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