2 agosto 1980. 10:25 di una giornata torrida. Una bomba ad orologeria (composta da 23 kg di esplosivo) contenuta in una valigetta abbandonata, esplode presso la sala d’aspetto di seconda classe della Stazione centrale di Bologna ed uccide 85 persone ferendone ulteriori 200. Sono passati 42 anni dall’attentato terroristico più grave nella storia della Repubblica.
Come esecutori materiali della strage sono stati individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Condannati dopo anni di indagini e depistaggi Licio Gelli, Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza, la sentenza finale del 1995 condannò poi Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Nel 2007 si aggiunse la condanna di Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca dei fatti, nel 2020 quella di Gilberto Cavallini e nel 2022 quella di Paolo Bellini.
Fu un atto di uomini vili – ha commentato in questa giornata del ricordo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – di una disumanità senza uguali, tra i più terribili della storia repubblicana. Un attacco terroristico che pretendeva di destabilizzare le istituzioni democratiche e seminare paura, colpendo comuni cittadini impegnati nella vita di tutti i giorni”.
“Nel giorno dell’anniversario – continua il capo dello Stato – il pensiero si volge anzitutto ai familiari, costretti a patire il dolore più grande, che hanno saputo trasformare in impegno civile, per testimoniare all’intera società che le strategie del terrore mai prevarranno sui valori costituzionali della convivenza civile. L’azione solidale dei familiari merita la gratitudine della Repubblica […]”.
“Questa città e questa regione non dimenticano […] ci stringiamo ai familiari nella condivisione di un dolore che il passare degli anni non attenua – ha detto il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini -. Un ricordo che vuole anche essere testimonianza di un impegno a difesa di quei valori di democrazia, giustizia e legalità che proprio quella strage puntava a sovvertire. Oggi più che mai, dopo una sentenza che pochi mesi fa ha fatto luce sul contesto eversivo in cui è maturata e sui mandanti, mettendo nero su bianco ruoli, responsabilità, depistaggi, connivenze”.
Sono tante le iniziative promosse dal Comune di Bologna e dall’Associazione tra i famigliari delle vittime.