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Stupri e violenza, la dottoressa Roberta Cassetti: “Società marcia, valori ko. E in provincia è anche peggio: dobbiamo aprire gli occhi”

Danilo Del Greco
Agosto 29, 2023
La psicologa e psicoterapeuta Roberta Cassetti

Un profondo sospiro, una pausa, un silenzio che si riempie di immagini di orrore, di sgomento e condanna. Roberta Cassetti, psicologa e psicoterapeuta di Frosinone, a fatica riesce a commentare i due ultimi stupri avvenuti in Italia: quello di inizio luglio a Palermo, che ha visto nei panni dei carnefici 6 maggiorenni e un minorenne che hanno abusato in branco di una giovane di 19anni, e quello di Caivano dove, se possibile, l’orrore è andato anche oltre: qui, infatti, sarebbero indagati un 18enne e un 19enne, accusati di aver stuprato due cuginette di soli 11 e 12 anni. E, sembra, con il coinvolgimento di almeno altri 15 minorenni che avrebbero violentato le bambine più volte e in luoghi diversi.

Dottoressa Cassetti, che sta succedendo?

“Accade che la società in cui oggi viviamo, forse è un concetto scontato ma è bene ripeterlo, è malata fin nelle sue fondamenta. Non ci sono più valori: a casa, in famiglia, a scuola e in genere in tutte le agenzie educative non si riesce più a trasmettere sani principi a giovani e giovanissimi. I gironi danteschi in cui ormai si sono trasformati i social fanno il resto. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. E badate bene: gli episodi allucinanti di Palermo e Caivano sono secondo me solo la punta di un gigantesco iceberg”.

La gestione mediatica dei due casi: che ne pensa?

“Di peggio non si poteva fare. L’attenzione è stata concentrata quasi esclusivamente sul branco senza preoccuparsi minimamente dei suoi componenti, delle loro storie, dei loro singoli comportamenti, e, meno che mai, ci si è interessati delle vittime, del loro dolore, della loro sofferenza, di cosa hanno potuto provare, dei danni psicologici che subiranno per sempre. E neppure ci si è preoccupati di riportare la testimonianza di qualche donna già vittima di violenza per focalizzarsi anche sugli strascichi che fatti del genere comportano per le vittime. E poi…”

E poi?

“Sono stati rivelati particolari degli stupri agghiaccianti che avrebbero dovuto rimanere segreti e che hanno alimentato la voracità malata di spettatori, lettori e internauti. Ma come si fa, mi chiedo, a pubblicare le chat dei ragazzi con tutto quello che si sono detti dopo gli stupri?”

Cosa volevano dimostrare questi demoni?

“Mah, le loro menti sono malate e quindi andrebbero analizzate con cura per poterlo dire: credo, comunque, che volessero affermare una supremazia, una forma patologica di possesso, di potere, di superiorità. E’ così che siamo ridotti. Purtroppo. E tutti, e torno al pensiero di prima, hanno dato addosso al branco diluendo così le responsabilità dei singoli che invece andrebbero inquadrati uno ad uno come individui a sé e non solo come membri di un branco”.

Domanda da un milione di euro: di chi le maggiori responsabilità?

“Di tutti, di ognuno di noi, dell’intera comunità. Ma un gradino più su, ovviamente, le agenzie educative: tutte, nessuna esclusa, dalla scuola alla famiglia (anche se a mio avviso anche insegnanti e genitori avrebbero bisogno di adeguati supporti su questi temi, essendo spesso essi stessi privi di un’idonea educazione alle emozioni e alla sessualità)”.  

Come si arriva a fatti del genere, che manco nell’inferno dantesco li trovi?

“Per via di una completa disinformazione in merito alla sessualità e all’affettività. Oggi i ragazzi, già a 7-8 anni, prendono le informazioni sul sesso in rete, sui siti porno, e poi, non tutti per fortuna, per carità: nessuna generalizzazione, alcuni tendono a replicare determinati modelli e comportamenti”.   

La maggior parte dei giovani, appare alla deriva

Purtroppo sì. Probabilmente mancano dei punti ben fermi e radicati nella società. Mancano punti di aggregazione, campo di calcetto nei paesi, luoghi di socializzazione e tanto altro. In merito va rilevato che i fenomeni di branco ci sono sempre stati, basti pensare alle baby gang degli anni 90. Ma oggi siamo di fronte ad una violenza inaudita, a feroce spietatezza, ad agghiacciante accanimento. Le donne sono viste come carne da macello e questo è il grande punto dolente sul quale lavorare, Tutti, tutti insieme”

E’ di poche ore fa la notizia della capretta uccisa a calci da adolescenti durante una festa di compleanno ad Anagni (non a New York) con il video dell’uccisione poi postato sul social…

Un solo aggettivo: terrificante. A conferma di quanto detto finora. Il video sui social? Purtroppo oggi si fa tutto per i social, sono pochi quelli che resistono a questa tentazione. Non basta più essere sui social, bisogna essere connessi, perennemente online, occorre far vedere tutto, altrimenti, è la base malata del comportamento, non vale, non ha valore, è come non aver fatto quella vacanza, quell’aperitivo o quell’impresa. Lo ripeto: il marcio avanza inesorabile. E le donne sono le vittime sacrificali. Basti pensare ai programmi sportivi dove le donne sono messe in vetrina ed esposte a commenti sessisti di tutti i tipi. E’ tutto da cambiare. Tutto…”

Ce la faremo?

Occorrono tempo e impegno però con il concorso di ogni soggetto la situazione può migliorare

La “provincia” è al riparo da questi fatti?

Assolutamente no. Abbiamo appena citato quanto successo ad Anagni. Quindi… Anzi, qui potrebbe anche essere peggio per via della paura di denunciare, per quel fenomeno del sommerso che potrebbe nascondere chissà cosa…”

Poi, però, dottoressa, arriva Arisa e su Instagram pubblica una sua foto nuda con un post in cui cerca marito e si offre a chi la vuole, con tanto di descrizione del possibile partner…

Ovviamente non condivido quello che ha fatto, liberissima di agire come preferisce, e vale per ogni essere umano di ogni età e sesso, ma così quella che emerge è di nuovo un’immagine distorta della donna. Se proprio voleva cercare il principe azzurro in rete, più che il corpo doveva mettere a nudo la sua anima”.

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