Il tema Talete, la società idrica che sta provocando non poco scompiglio in provincia di Viterbo per i costi eccessivamente alti, ha portato la sindaca Chiara Frontini a convocare un consiglio straordinario per discutere circa le iniziative che l’amministrazione intende intraprendere alla luce dell’aumento dei costi che stanno aggravando la già precaria condizione della società.
Il capogruppo del Movimento 5 Stelle Valerio Biondi insieme a Juri Cavalieri di Rifondazione Comunista ha redatto una mozione con una esplicita richiesta di proporre all’assemblea dei soci di Talete l’avvio delle procedure necessarie alla trasformazione della società dall’attuale soggetto di diritto privato a soggetto di diritto pubblico. Il riferimento è il Referendum del 2011 e la legge 5/2014 della Regione Lazio
“Torno a sottolineare l’importanza di quel referendum – dice Biondi – attraverso il quale i cittadini, con oltre il 95% dei consensi, hanno espresso chiaramente la volontà che l’acqua sia e resti pubblica, e la Regione Lazio, recependo la volontà referendaria, ha emanato la legge 5/2014 ancora inattuata, la quale recita testualmente: ‘Il servizio idrico integrato è da considerarsi servizio di interesse generale. […]Ha come obiettivo l’equilibrio economico-finanziario della gestione. Inoltre la medesima gestione deve essere svolta senza finalità lucrative, persegue finalità di carattere sociale e ambientale ed è finanziata attraverso risorse regionali e meccanismi tariffari. Il Consiglio Comunale attraverso una mozione del 2015 si era impegnato all’unanimità a sollecitare l’attuazione della legge ma “ad oggi, non c’è stato nessun riscontro’.
“Se consideriamo che Talete è, a tutti gli effetti, una società a forte consumo di energia, il cui costo annuale nel 2021, è stato di oltre 6,5 milioni di euro, tale da assorbire circa il 20% del proprio fatturato, è altrettanto vero che il bacino di utenze facenti capo a Talete è caratterizzato da una forte presenza di arsenico. Ciò grava sul conto economico di ulteriori 9 milioni di euro (circa il 25% del fatturato) per la manutenzione dei dearsenificatori.
Per avere un quadro più chiaro, a maggio di quest’anno feci richiesta di accesso agli atti per avere tutta la documentazione relativa al prestito di 15 milioni avanzato alla MPS utilizzando la garanzia SACE prevista nel periodo di prima emergenza da covid-19 nonché la documentazione relativa al fondo perequativo da circa 40 milioni che la società aveva diritto di richiedere a CSEA avendo attuato gli aumenti tariffari richiesti. Nella risposta, relativa soltanto al primo quesito, è emerso che il diniego derivava dalla natura stessa della società in quanto partecipata da Enti Locali ma, allo stesso modo, essendo una società di diritto privato, non poteva accedere ai mutui di Cassa Depositi e Prestiti.
Il beneficio derivante dall’ingresso del privato con l’acquisizione del 40% di quote, si esaurirebbe nell’apporto di una somma di capitale che verrebbe assorbito in pochi mesi dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, non avendo attuato soluzioni strutturali per risolvere alla radice i problemi
Ulteriori necessità finanziarie, sia per investimenti che per fronteggiare i costi di esercizio, renderebbero necessari o un ulteriore aumento di capitale sociale a discapito del Pubblico, o un prestito oneroso da parte del socio privato con ricadute sulle tasche dei cittadini. Inoltre, la presenza stessa di un soggetto privato nel capitale sociale, renderebbe inapplicabile quanto indicato dalla suddetta legge 5/2014 in termini di mancanza della finalità di lucro nella gestione del servizio idrico’.
Per questo motivo – conclude Biondi – insieme a Cavalieri Yuri e Romani Maurizio, attraverso la mozione che abbiamo inoltrato al nostro Comune, chiediamo di presentare in assemblea soci di Talete la proposta per dare mandato all’Amministratore Unico di Talete di attivare tutte le procedure necessarie alla trasformazione societaria in Soggetto di Diritto Pubblico”.