Tavoli esterni di bar e ristoranti, i giudici ‘bacchettano’ il Campidoglio
Una sentenza del Tar di fatto boccia il Campidoglio in materia di occupazione di suolo pubblico da parte di bar e ristoranti per i tavolini esterni ai locali. La vicenda ha origine dall’autorizzazione temporanea concessa nel 2023 durante l’emergenza Covid-19, che permetteva l’installazione di tavoli, sedie e ombrelloni su una superficie di circa 35 metri quadrati. Una misura introdotta per sostenere le attività di somministrazione di alimenti e bevande penalizzate dalle restrizioni sanitarie. Con il graduale ritorno alla normalità, l’amministrazione capitolina per mano della Giunta Gualtieri ha iniziato a revocare queste concessioni temporanee. Basandosi su una regolamentazione più stringente, molto più stringente. Nel caso specifico, la richiesta di trasformare la concessione temporanea in una autorizzazione permanente è stata respinta sulla base di due pareri negativi: quello della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e quello della Polizia Locale.
Una ‘linea politica’ che costituisce anche il cuore del nuovo regolamento sui tavoli esterni. Una pronuncia conseguente al ricorso presentato dalla società M. S.r.l., che gestisce un locale in via Federico Cesi, nel quartiere Prati, dopo il ‘no’ da parte di Roma Capitale alla richiesta di proroga della precedente concessione per l’occupazione del suolo pubblico.
BATTUTA D’ARRESTO
La sentenza rappresenta un duro colpo per il Campidoglio, che negli ultimi mesi ha avviato una campagna restrittiva in materia di tavoli esterni, dopo le concessioni straordinarie legate alla pandemia. Il pronunciamento del Tribunale potrebbe però ora aprire la strada a una serie di ricorsi da parte di esercenti penalizzati dalle revoche delle concessioni temporanee. Il Tribunale non si è limitato ad annullare la stretta varata dal Campidoglio contro il locale situato nel centro città, di fatto concedendogli lo spazio richiesto, ma ha anche condannato il Comune di Roma a pagare 3500 euro al locale stesso, più iva e spese varie. Una cifra decisamente alta per i canoni del Tar del Lazio, le cui condanne raramente superano i mille euro. “Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Ter) – si legge nel documento giudiziario – accoglie il ricorso in epigrafe, e per l’effetto annulla il provvedimento impugnato. Condanna Roma Capitale al pagamento delle spese di lite in favore della ricorrente, che forfetariamente liquida in euro 3.500,00 (tremilacinquecento\00) oltre IVA, CPA, contributo unificato”.