Forse un giorno torneranno. Ma le Province, per come sono organizzate oggi, sono uno dei prodotti più aberranti del ventennio di “antipolitica” culminato con l’avvento nel nostro paese del giullare Grillo e dei suoi proseliti, con l’identificazione “Casta- Politica” cavalcata dai giornaloni generosamente finanziati dalla grande industria e dalla titubante finanza del nostro paese e subita passivamente da un sistema partitico debole incapace di reagire all’offensiva che montava da tutte le parti. Dunque “frettoloso” e forse anche un po’ “pavido” il sistema nel mettere sul piatto della bilancia di una narrazione nefasta l’istituto che oggi si tenta di tenere in piedi senza decidere se abolirlo o ripristinandone per intero tutte le funzioni. Magari ammettendo pure il madornale errore dal quale le casse dello stato non hanno guadagnato un euro.
Queste province così come sono concepite hanno un presidente che può tutto, gli manca solo lo “ius primae noctis” e una pattuglia di consiglieri che non può nulla (o quasi) salvo che passare a turno dalla presidenza per farsi prestare la fascia e partecipare a qualche processione nel rispetto di una tradizione sulla quale qui, gli specialisti Amata, Patrizi e Quadrini hanno costruito negli anni fortune e carriere politiche. Dei consiglieri fini ad oggi si è saputo soltanto che vengono eletti ogni due anni e che di solito si accordano per ottenere qualche delega che significa, più o meno, avere la possibilità di annunciare opere e provvedimenti partoriti dal Presidente e portati avanti dagli uffici. Si cerca la visibilità provinciale per un misero rimborso e per dimostrare di essere un passo più avanti degli altri: all’interno della propria comunità, del partito, della corrente del partito. Quel passo più avanti che in politica conta e che al tempo giusto può rivelarsi decisivo. Vuoi mettere essere consigliere provinciale…
Ecco, i nuovi consiglieri, quelli che verranno eletti il 22 dicembre, verranno scelti tra le liste presentate oggi e che analizzeremo puntualmente nei prossimi giorni. In ballo, nella competizione, c’è una gara tra i partiti e la verifica dei rapporti di forza all’Interno della coalizione di centrodestra.
Elementi che serviranno al Presidente Di Stefano per condurre il gioco da una prospettiva nuova con la consapevolezza che il successo di una lista o di un’altra influirà decisamente poco sul suo futuro prossimo e sulla governance dell’ente.
Chi crede nella forza del consenso, nel ritorno di una “politica” legittimata dalla voce e dalle scelte dei cittadini aspetta ancora che “passi la nottata” e venga riconsiderata la scelleratezza di aver cancellato un ente a misura di territorio che aveva un ruolo fondamentale nel raccordo tra le micro-istanze di tanti piccoli comuni (come i nostri) e le macro-elefantiache e incontrollabili dinamiche della Regione e dei Ministeri.
La Provincia dei “portafascia”, così com’è, serve davvero a poco nonostante le liste presentate oggi e il mercato dei voti degli addetti ai lavori che aprirà domani e si chiuderà la notte prima degli esami. Pardon, del voto.
