Sono trascorsi 30 anni esatti dalla morte di Wilma Rudolph, la “gazzella nera”, ad oggi considerata una delle più grandi velociste d’ogni epoca.
Personaggio straordinario non solo in pista, la ragazza del Tennessee fu simbolo di grazia e di agilità e raggiunse risultati straordinari nel contesto di una carriera che fu breve e gloriosa.
Era nata a Clarksville il 23 giugno del 1940 ed era la ventesima di ventidue fratelli. Da bambina fu colpita da una forma di poliomelite che le provocò temporaneamente una lieve zoppia. Per superare questa problematica fu costretta a sottoporsi a terapie in un ospedale che distava quasi cento chilometri dalla sua cittadina natale. A 12 anni Wilma era perfettamente guarita e si dedicò alla pratica del basket, con risultati buoni. Scoperta da un tecnico illuminato, fu indirizzata alla pratica dell’atletica leggera e subito evidenziò straordinarie doti da velocista.
Convocata per le Olimpiadi di Melbourne a soli 16 anni, riuscì a conquistare la medaglia di bronzo nella staffetta veloce. Furono i Giochi di Roma però a consacrarla stella di prima grandezza, grazie alle tre medaglie d’oro conquistate sui 100, 200 e 4X100. Sulla doppia distanza aveva fatto segnare il record del mondo in Texas, prima donna a scendere sotto i 23″. A Roma, nella finale dei 100, corse in 11″ netti, ma il tempo non fu omologato come nuovo record del mondo per via del vento oltre i 2 metri al secondo.
Conquistò copertine e fu oggetto di interviste. Persino il “gossip” dell’epoca la vide protagonista, giacché le riviste le attribuirono un suggestivo flirt con il nostro campione olimpico dei 200, Livio Berruti.
La gazzella nera lasciò presto l’atletica, ritirandosi a un’età davvero insolita, per diventare insegnante, allenatrice, commentatrice televisiva e per agire nel sociale, attraverso la “Wilma Rudolph Foundation”, che si occupò dei bambini disabili. Per la sua attività meritoria nel campo del sociale ricevette premi e attestati. Fu anche insignita del Sullivan Award, consegnatole personalmente il 14 aprile 1961 dal presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. Troppo presto lasciò il palcoscenico della vita, il 12 novembre del 1994, per un tumore al cervello che portò la sua leggenda fra le stelle. E ci piace pensare che la gazzella nera, nella dimensione senza tempo e senza dolori, corra ancora, con la leggiadria e la grazia che fecero innamorare il mondo intero.