L’Ugl lancia la crociata contro i medici a gettone che ormai rappresentano in molte regioni una buona parte dei camici bianchi in servizio presso ospedali e strutture di emergenza. Un fenomeno che, se nel Nord Italia – Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, secondo una recente inchiesta del Corriere della Sera – rappresenta oltre 100.000 turni di servizio appaltati, nel Lazio appare sempre in maggiore crescita.
Ugl: medici ‘a noleggio‘ soprattutto per i pronto soccorso di Frosinone e Latina
Si tratta di medici assunti dalle strutture sanitarie attraverso apposite cooperative e pagati a ore, con uan spesa che può arrivare anche a 250 euro a turno. Una pressi che, avviata con l’emergenza pandemica, si sta ora consolidando a causa della cronica carenza di personale nei pronto soccorso, un problema acuito da blocco del turnover, borse di specializzazione insufficienti, impossibilità per la Regione di assumere nuovi medici, scarsa attrattività del Sistema sanitario per i neo-laureati, e avvertito soprattutto nelle Asl di Latina e di Frosinone.
Un problema per la sanità e per i pazienti
Un vero problema per la sanità, soprattutto per la medicina d’urgenza, come denunciato di recente anche dal presidente dell’Ordine dei medici di Roma che ha dichiarato: “Nel Lazio ci troviamo con questa situazione nei pronto soccorso, ma non solo. Una delle cose più gravi è che non possiamo controllare i colleghi per numero di ore continuative in cui lavorano. C’è poi il problema del titolo: per essere strutturato, il medico deve essere uno specialista. A chi lavora nelle cooperative non è richiesto questo titolo. Sono medici, sì, ma non specialisti in medicina d’urgenza”.
Ugl: i controlli dei Nas anche nel Lazio hanno rilevato criticità
Ieri, il segretario nazionale della UGL Salute Gianluca Giuliano, ha ricordato come recenti verifiche da parte dei Nas in ospedali anche nel Lazio abbiano riscontrato la presenza di ‘medici a gettone’ privi di “adeguate competenze per operare nelle unità assegnate. Altri erano in servizio, chiamati dalle cooperative, pur avendo un contratto in essere con gli ospedali, altri ancora avevano superato la soglia dei 70 anni e quindi, a norma di legge, non utilizzabili. Tutto questo a fronte di stipendi, per i medici a gettone, assolutamente più alti rispetto ai colleghi strutturati, costretti a turni massacranti e esposti a rischi per la propria incolumità fisica e psicologica”.
Il ministro Schillaci: è allo studio un intervento d’urgenza
Il tema è finito anche al centro di alcune interrogazioni parlamentari rivolte al ministro della Salute Orazio Schillaci che ha replicato riconoscendo in tale ambito “l’uso distorto delle esternalizzazioni che non soltanto genera un sempre più gravoso onere in capo alle strutture, ma comporta anche gravi criticità in termini di sicurezza e qualità delle cure, sia perché non sempre offre adeguate garanzie sulle competenze dei professionisti coinvolti, sia per la ridotta fidelizzazione di questi ultimi alle strutture pubbliche” aggiungendo che “Su tale fenomeno e, più in generale sull’eccessivo e talvolta improprio ricorso a contratti di appalto di servizi conclusi con cooperative da parte delle strutture sanitarie regionali, ho allo studio con i miei uffici un intervento straordinario e d’urgenza, così come interventi di carattere più organico e sistematico”. Intervistato dai giornalisti, il ministro ha chiarito: “Sto contrastando il fenomeno dei medici a gettone, emerso già prima della pandemia, dall’inizio del mio mandato. Bisogna combatterlo subito” in modo “che ci sia spazio a più assunzioni”.
Il sindacato: non c’è tempo da perdere
Dopo le dichiarazioni del Ministro, il segretario Ugl ha rilanciato la questione: “Bisogna assolutamente fermare l’utilizzo dei medici a gettone. Se non lo si farà in fretta potrebbe essere questa la mossa che farà crollare definitivamente il SSN. Si tratta di soluzioni figlie della totale assenza di programmazione degli anni passati, che proiettano all’interno delle corsie d’ospedale e nei Pronto Soccorso professionisti spesso non in linea con le esigenze e competenze richieste. Tutto questo a fronte di stipendi, per i medici a gettone, assolutamente più alti rispetto ai colleghi strutturati, costretti a turni massacranti e esposti a rischi per la propria incolumità fisica e psicologica.
Il Ministro Schillaci nei giorni scorsi ha dichiarato di voler intervenire con la massima urgenza per porre fine a questo scempio e tornare a rendere attrattiva la professione medica attraverso interventi strutturali, in accordo anche con il mondo universitario, e adeguamenti degli emolumenti. Non c’è tempo da perdere perché bisogna frenare l’emorragia che sta svuotando le corsie degli ospedali. Se non si interverrà il tracollo del SSN sarà inevitabile” ha concluso Giuliano.