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Un nuovo Ato unico regionale e le mire espansionistiche di Acea: si riapre il dibattito sulla gestione idrica nel pontino

Marco Battistini
Novembre 26, 2024
Latina - edifici pubblici - La sede di Acqualatina

Accorpare la gestione idrica del pontino con quella di Roma. È questa la soluzione che appare sempre più probabile del prossimo futuro e che starebbe (ri)cominciando a decollare nelle ultime settimane. Non si tratterebbe di una novità clamorosa. Negli ultimi anni il progetto della gestione unica è tornato numerose volte alla ribalta. La recente intervista del senatore Claudio Fazzone rilasciata al quotidiano ‘Latina Oggi’ sembra in qualche modo riproporre questo tema. L’annuncio di una modifica all’attuale quadro normativo con l’obiettivo di creare un solo Ato regionale per l’acqua potrebbe rappresentare un assist importante per la Multiutility idrica romana.

LE MIRE DELLA MULTIUTILITY

Basti ricordare che nel 2016 Acea aveva lanciato due operazioni sulle provincie di Latina e di Viterbo per l’acquisizione, rispettivamente, di Acqualatina spa e Talete spa. Venne presentata un’offerta per l’acquisto delle azioni di Acqualatina, appartenenti al socio privato Veolia e fu depositata una formale manifestazione di interesse per il progetto di privatizzazione di Talete. Entrambe le operazioni all’epoca non andarono a buon fine, ma le condizioni politiche ed economiche sono decisamente mutate. L’opposizione a queste azioni espansionistiche oggi verrebbero meno. Acea ha promosso un nuovo ricorso al tribunale amministrativo di Latina contro l’Ato4 e nei confronti di tutte le parti in gioco: da Acqualatina Spa a Italgas, passando per Veolia. La richiesta è semplice annullare la delibera “Cessione del ramo d’azienda idrico Siram S.p.A.”, oltreché agli atti propedeutici quali la relazione del dirigente della segreteria tecnico operativa (STO) Umberto Bernola, il parere legale dell’avvocato Farnetani (che ha dato il via libera alla mera presa d’atto da parte dell’Ato4) e una nota della stessa STO. Al centro del ricorso, come detto, c’è il fatto che l’Egato4 (o Ato4) “si è limitato a prendere atto dell’operazione Italgas/Siram, specificando la non necessarietà – sulla scia delle argomentazioni rese dall’avvocato Riccardo Farnetani mediante parere dell’11 agosto 2023, successivamente integrato in data 31 agosto 2023 – dell’espressione di gradimento dell’Ente (in ogni caso richiesta in via precauzionale da Siram-Veolia), in quanto non rientrante tra le casistiche di cui all’art. 31 della Convenzione per la Gestione del Servizio Idrico Integrato”. Tuttavia, per Acea, vi è un’assoluta illegittimità della deliberazione impugnata nella parte in cui “l’Ente, mediante mera “presa d’atto” dell’operazione Italgas/Siram (Gruppo Veolia), ha ritenuto di non dover verificare il possesso dei requisiti previsti dal Bando di gara“. Tra i requisiti, ricordava Acea nella sua diffida degli scorsi, per chiunque avesse voluto acquistare le quote private di Acqualatina Spa, il bando di gara (risalente al 2000) prevedeva una gestione dei servizi dell’acquedotto, fognario e depurativo per almeno 600mila abitanti. Senza contare che dovrebbe risultare, da disciplinare del bando di gara, un fatturato, derivante dai servizi idrici, di almeno 56 milioni di euro, a fronte degli 11 milioni di euro dichiarati da Italgas. Il punto di Acea è che mentre la Spa romana rispetta queste caratteristiche essendo leader del settore idrico in Italia con 9 milioni di abitanti serviti, al contrario Italgas serve solo 29mila clienti.

ACCORDO ‘SCORRETTO’

La delibera dell’Ato4, secondo Acea, avrebbe inoltre violato i principi in materia di gare pubbliche; in più “con l’operazione in questione (operazione Italgas/Siram) non vi è dubbio che altro soggetto, sia pur indirettamente, ha acquisito la qualità di socio privato della società mista ed è altrettanto indubbio che l’Ente avrebbe dovuto verificare il possesso dei requisiti per consentire tale vicenda successoria”. L’assenza delle necessaria valutazione di gradimento dell’Ato sull’operazione di compravendita, per il ricorso Acea, è del tutto illegittima, violando anche la Convenzione per la Gestione del Servizio Idrico Integrato: “un modus operandi che non può in alcun modo essere condiviso, in quanto gravemente viziato, sia sotto il profilo dell’illegittimità, che sotto il profilo dell’illogicità/irragionevolezza“. 
Il ricorso di Acea potrebbe avere avuto il merito di rimettere il tema della gestione della risorsa idrica in cima all’agenda istituzionale delle amministrazioni pontine. L’attuale assetto, a partire dall’Ato 4 provinciale, non convince molti sindaci e le associazioni dei consumatori. Il dibattito merita di essere riaperto.

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