Si chiama Valle del Sacco, l’area orientale del Latium Vestus in epoca romana compresa tra i Monti Lepini e gli Ernici, una vastissima area tra il sud di Roma e Frosinone, il cuore e l’anima dell’Italia.
Da cinquant’anni a questa parte la Valle Latina, che ha dato i natali ad alcuni dei fondatori della nostra identità culturale come Cicerone e Gaio Mario, è stata ripetutamente ferita e violentata dall’inquinamento provocato dai poli industriali e i conseguenti versamenti illegali nei fiumi, dalle discariche abusive, dall’amianto… tutto amplificato dalle esondazioni periodiche del fiume e il conseguente riversamento degli inquinanti sui terreni limitrofi a destinazione agricola, che hanno generato problemi in tutta la catena alimentare.
L’eredità che ci hanno lasciato i nostri nonni è compromessa oggi più che mai.
Secondo le statistiche nelle zone circostanti il fiume Sacco si muore in percentuali superiori alla media nazionale (+250% di tumori), le donne sono più inclini a tumori al seno o all’utero e l’allarme non pare cessare.
Per anni nulla è emerso, si lavorava, si produceva e nessuno pensava a quella che poi sarebbe diventata una vera e propria emergenza e poi un disastro ambientale. I primi segnali con la chiusura di fabbriche, con gli imprenditori che dopo aver usufruito di corposi finanziamenti, sono scomparsi lasciando dietro le loro scelte un cimitero di siti industriali e veleni abbandonati.
Un disastro che si poteva evitare, ancora una volta l’uomo rovina ciò che ha di bello.
Nel Marzo 2005 è stato riconosciuto lo stato di emergenza ambientale per la valle del fiume Sacco in seguito al riscontro di livelli di beta-esaclorocicloesano (β-HCH) molte volte superiori ai limiti di legge in campioni prelevati in alcune aziende agricole del comprensorio di Colleferro (RM).
Le analisi effettuate hanno accertato un inquinamento ambientale di ampia estensione legato alla contaminazione del fiume Sacco da discariche di rifiuti tossici di origine industriale (contaminazione delle acque e utilizzo a scopo irriguo) a cui sono stati esposti gli animali di interesse zootecnico e la popolazione umana.
Nel Novembre 2005 vengono ritrovate decine di carcasse di mucche lungo le rive del fiume con la schiuma fuori dal naso; la causa della morte? cianuro scaricato abusivamente nel rio Mola Santa Maria, affluente del Sacco.
Nel 2006 il governo Prodi nomina il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, commissario dell’emergenza, riversando nelle casse regionali almeno 20 milioni di euro di fondi per la bonifica, mai davvero partita, nonostante le promesse delle amministrazioni.
Nel 2009 la Regione Lazio ha messo in atto un programma di “Sorveglianza sanitaria ed epidemiologica della popolazione residente in prossimità del fiume Sacco”, nell’area identificata a rischio e sempre nello stesso anno si apre il processo per reati ambientali.
Nel 2012 tre persone vengono rinviate a giudizio per l’avvelenamento delle acque del fiume Sacco a causa dello sversamento abusivo del pesticida lindano e del sottoprodotto Betaesaclorociclosesano, provocando problemi da un punto di vista sanitario e morale nella popolazione, in larga parte contaminata da tale sostanza. Si tratta di Zulli Giuseppe, il direttore dello stabilimento della Centrale del Latte di Roma, Gentile Carlo in qualità di direttore dello stabilimento Caffaro SRL di Colleferro, Paravani Giovanni e Crosariol Renzo, legale rappresentante e responsabile tecnico del Consorzio CSC di Colleferro. La Centrale del Latte di Roma ed il Consorzio CSC Colleferro vengono imputati come responsabili civili; come parti civili numerose associazioni, tra le quali Retuvasa, oltre a decine di cittadini contaminati biologicamente dal pesticida Beta-HCH.
Nel 2017 la Corte Costituzionale dichiara infondate le questioni di legittimità costituzionale (avanzate dai difensori degli imputati).
Nel 2018, precisamente a Dicembre, una fitta schiuma invade il letto del fiume Sacco, provocando danni agli animali e all’aria; la gravità di quanto successo conferisce il podio alla zona laziale nel SiN, i siti di interesse nazionale per la pericolosità degli agenti inquinanti. La schiuma è il risultato della criminalità di alcune fabbriche che, nel tempo, hanno smaltito i liquidi nel fiume. L’Arpa Lazio esaminando il fiume ha scovato un’altissima concentrazione di tensioattivi e agenti chimici come mercurio, cromo, arsenico, diossine, acetoni e cosmetici.
La sostanza più pericolosa, potenzialmente cancerogena è il lindano, un insetticida vietato dal 2001 e limitato anche nell’uso della lavorazione industriale per danni ai reni, al sistema nervoso e al fegato.
Il limite per lo scarico di queste sostanze in acque superficiali è infatti di 2 milligrammi per litro, che diventano 4 se si gettano nelle fognature. Nel fiume Sacco la concentrazione rinvenuta dagli esperti arriva a 16 milligrammi. Fino a otto volte più del limite consentito.
La procura di Frosinone ha aperto un’inchiesta per disastro plurimo, coordinata direttamente dal procuratore Giuseppe De Falco.
Tante le aziende sottoposte a controlli, il portavoce di “Rifiutiamoli” Alberto Valleriani ha ricordato il sequestro della Bomprini Parodi Delfino (BPD).
Nell’ex polo industriale venivano prodotti esplosivi ma anche concimi, diserbanti, colle e vernici. E gli scarti tossici della produzione, racconta, “venivano trasportati dai carrellisti a ridosso dell’area industriale e interrati all’interno di fusti già mezzi aperti, così è avvenuta la contaminazione delle falde acquifere e del fiume”.
Il Fiume Sacco, oltre a ricevere affluenti come l’Alabro, si immette nel corso del Fiume Liri che poi arriva nel Garigliano, fiume che solca il confine tra Lazio e Campania e sfocia nel Mar Tirreno a Minturno, un territorio molto esteso, interessato dai fattori inquinanti che arrivano dall’area della Valle.
Pochi giorni dopo un’altro fenomeno anomalo: l’evaporazione dell’acqua del Sacco – che lascia presagire un’ inquinamento sempre più incontrollato del fiume – diventata così calda da evaporare anche con temperature molto rigide e sotto lo zero, emanando odori nauseabondi in tutta la zona.
La mobilitazione dei volontari è stata così grande che ha travalicato i confini della provincia.
A Marzo 2019, il ministro dell’Ambiente Costa e il presidente della Regione Zingaretti firmano un accordo per la bonifica del Sin con un finanziamento di 53,6 milioni di euro.
A Ottobre 2019 iniziano le prime bonifiche nella zona di Colleferro per risanare un ettaro e mezzo di territorio inquinato.
Il 5 dicembre 2019 l’Asi, il Consorzio per lo sviluppo industriale di Frosinone, ha sospeso l’autorizzazione per l’utilizzo dei suoi impianti di depurazione a una fabbrica nel comune di Patrica. Gli inquirenti hanno infatti trovato una sorta di tubo di scarico con il quale veniva bypassato il depuratore. “Ci sono delle aziende criminali che sversano nel fiume Sacco e nel depuratore dell’Asi. E siccome il depuratore non può trattare queste sostanze, esse passano al fiume creando la schiuma bianca”; le parole del sindaco di Ceccano Roberto Caligiore.
Il 16 Luglio 2020 la sentenza definitiva letta dal giudice Luigi Tirone nel Tribunale di Velletri, condanna Carlo Gentile, direttore dello stabilimento industriale Caffaro di Colleferro dal 2001 al 2005. Sconterà due anni di reclusione per il reato di disastro ambientale innominato (pena sospesa), risarcimento dei danni alle parti civili e pagamento delle spese processuali. Assolti per non aver commesso il fatto Giovanni Paravani, Renzo Crosiarol e Giuseppe Zulli.
Gli anni passano, ma l’inquinamento atmosferico nella Valle del Sacco non diminuisce, anzi permane in modo progressivo e costante.
Ad Aprile 2021 il ministero della Transizione ecologica ha disposto ulteriori 10 milioni di euro per la messa in sicurezza. L’annuncio viene dalla sottosegretaria alla Transizione ecologica Ilaria Fontana: “novità in arrivo per la Valle del Sacco: ieri il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha sottoscritto l’addendum all’accordo di programma tra ministero e Regione Lazio per la bonifica del bacino del Fiume Sacco”.
Questo atto modifica l’accordo di Marzo 2019 andando a rimodulare interventi e modalità di programmazione, aggiungendo anche risorse per interventi ulteriori rispetto a quelli programmati. “Sono stati recuperati e resi operativi – ha aggiunto Fontana – gli accordi siglati dal vecchio ufficio commissariale con ditte operanti nell’area e che assunsero l’impegno di contribuire economicamente alla bonifica dei luoghi. Grazie a questo passaggio è stato possibile destinare oltre 10 milioni di euro dei Fondi di Sviluppo e Coesione del Ministero alle attività di messa in sicurezza della discarica di Via Le Lame a Frosinone, così come il potenziamento delle indagini epidemiologiche”.
Ottobre 2021. Il Gup del tribunale di Roma ha disposto il processo per 16 persone. Nel mirino i depuratori Asi di Ceccano e Villa Santa Lucia per la trattazione dei rifiuti come non pericolosi sulla base della classificazione con i codici a specchio. Diverse le accuse mosse dal pm Alberto Galanti per aver organizzato e gestito illecitamente i rifiuti come “non pericolosi”. Per l’accusa, tali rifiuti andavano classificati come pericolosi e ciò avrebbe consentito “un indebito profitto consistente in un risparmio di costi”.