Presentati l’altra mattina a Roma i dati dell’indagine sociale “La criminalità: tra realtà e percezione” realizzata sulla base del Protocollo d’intesa tra il Dipartimento della pubblica sicurezza e l’Eurispes (Istituto di Studi politici economici e sociali).
Alla conferenza ha partecipato il vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi, direttore centrale della Polizia criminale, che ha curato la stesura del rapporto condividendo l’analisi sui vari fenomeni criminali con l’obiettivo di condurre ricerche di settore che mettano a confronto l’esperienza delle Forze di polizia italiane e la ricerca scientifica.
Lo studio mette in evidenza la differenza tra rischio reale e rischio percepito, ed è uno strumento indispensabile nell’elaborazione di strategie di prevenzione e contrasto con lo scopo di elevare gli standard di sicurezza dei cittadini. Particolare attenzione è stata rivolta ai trend degli ultimi anni, attraversati dalle varie fasi della pandemia, con tutte le sue implicazioni, e alle categorie criminali che suscitano particolare allarme sociale.
Tra queste sicuramente la violenza domestica e contro le donne, le violenze sessuali, e i reati informatici in tutte le loro evoluzioni, che fanno registrare la crescita maggiore, e che rappresentano la nuova frontiera del crimine. Dai dati Eurispes emerge che il 61,5 percento dei cittadini presi a campione (1.026) su tutto il territorio nazionale sostiene di vivere in luoghi sicuri. La casa è il luogo in cui una fetta più ampia del campione intervistato si sente al sicuro (81 percento).
Nel rapporto si analizza la delittuosità negli anni della pandemia. Negli ultimi tre anni la paura di subire reati è aumentata per il 24,8 per cento del campione, mentre il 7,3 per cento riferisce di avere meno paura rispetto al passato. Stando ai dati elaborati dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale, effettuando il confronto con il 2019 (anno precedente alla pandemia) i delitti commessi nel 2022 risultano in diminuzione.
Tuttavia, con la ripresa delle attività post Covid i reati risultano aumentati rispetto al 2021 con un incremento del 3,8 per cento.