Non c’è libertà e non c’è uguaglianza quando una donna viene vessata, sminuita, screditata, violentata psicologicamente o fisicamente a casa o sul posto di lavoro. La nostra società è ancora pervasa, in differenti territori e in svariati contesti, di violenza; frutto dell’idea che l’uomo possa prevaricare sulla donna utilizzando la forza.
Anche quest’anno, nella giornata contro la violenza sulle donne, ci troviamo a fare i conti con numeri sconcertanti. Centoquattro le donne vittime di femminicidio da inizio dell’anno in Italia. Troppe ancora nel silenzio di quattro mura. I dati diffusi dal Viminale mostrano che il 63% delle donne non aveva parlato delle violenze subite mentre solo il 15% aveva sporto denuncia. Sono 88 i femminicidi avvenuti in ambito affettivo o familiare. Di questi, 52 hanno visto come carnefice il partner o l’ex. Il femminicidio è la piaga della nostra società, quella che fatichiamo a contrastare, nonostante le leggi, nonostante i seminari, i corsi di prevenzione. Un percorso fatto di luci ed ombre. Di successi ed insuccessi. Per una donna che denuncia e si libera dal suo carnefice, un’altra non ce la fa e ne resta vittima.
Anche la politica ha voluto far sentire la sua voce. “Bisogna formare gli operatori – ha detto la premier Giorgia Meloni – dalle forze dell’ordine agli avvocati, magistrati, medici, assistenti sociali, docenti personale sanitario. Intendiamo rafforzare l’uso dei braccialetti elettronici e autare le donne a denunciare”. I nomi delle 104 donne uccise in questo anno sono stati proiettati ieri sera sulla facciata di Palazzo Chigi illuminato di rosso. L’iniziativa è stata chiamata “Illuminiamole”.
Tra questi nomi anche Romina De Cesare, ammazzata nel centro storico di Frosinone il 2 maggio scorso con quattordici coltellate, quella fatale al petto, con il pugnale che aveva regalato al suo fidanzato quando vivevano a Parigi. Un colpo indelebile per tutta la città.
Il 25 novembre si commemorano tutte le donne alle quali è stata negata la vita, strappate ai loro affetti, brutalmente uccise da compagni, mariti, padri, amici. Ma la morte è soltanto lo stadio finale. Tutto ciò che accade prima è la vera odissea per la donna vittima del suo carnefice. La violenza psicologica, verbale, lo stalking… una forma subdola ed invisibile. L’Istat sottolinea come la violenza sulle donne sia un fenomeno di difficile misurazione perché in larga parte sommerso. Spesso si tratta di violenze dentro la famiglia, difficili da denunciare, situazioni in cui la donna si sente sola ad affrontare un dramma che, quando portato allo scoperto, sconvolge anche gli equilibri di vita di altre persone care, come i figli.