Nella Tuscia mancano 3.000 lavoratori nel settore turistico e la bella stagione è ormai alle porte. Il presidente di Confersercenti Viterbo, Vincenzo Peparello, parla di quello che definisce un “problema molto serio”. Il primo caldo ha già spinto tantissimi visitatori e turisti a recarsi nella Tuscia, ma ristoranti campeggi e stabilimenti balneari sono in emergenza: mancano almeno 3.000 unità di lavoratori nel settore.
“Alcune attività turistiche – dice Peparello – stanno pianificando una chiusura anticipata delle loro strutture alla prima metà di settembre (un mese prima della consueta chiusura stagionale) per far fronte alla mancanza di personale che possa lavorare per tutta la stagione”. Il Presidente di Confesercenti fa notare che si parla non di un fenomeno improvviso ma di “un male che parte da lontano, negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito ad un progressivo disamore verso il lavoro stagionale”.
Per Confesercenti le criticità che fanno mancare manodopera nel comparto sono da ricercare nella tipologia di lavoro richiesto, spesso molto stancante e in tanti casi anche poco retribuito, con turni massacranti. Ma l’indice accusatore finisce anche contro il reddito di cittadinanza che rende tale attività “non appetibile” se si può contare su una somma minima senza fare niente.
Negli anni passati, il settore turistico del Viterbese, colpa la pandemia, ha visto diverse chiusure forzate e poche offerte per i lavoratori stagionali, ora che il settore sembra in ripresa, però, mancano i lavoratori, allontanatisi e rivoltisi altrove proprio per colpa delle conseguenze economiche della crisi sanitaria.