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Zingaretti guida la “corrente del boh”, il pragmatismo di Durigon. Provinciali: l’inutile rischiatutto di Mastrangeli

Licandro Licantropo
Nel Lazio si voterà anche per il congresso regionale dei Democrat e probabilmente gli “alfieri del boh” hanno come obiettivo quello di indicare il successore di Bruno Astorre.
Dicembre 9, 2022
zingaretti
Nicola Zingaretti, ex governatore del Lazio

E’ stata ribattezzata (dal quotidiano La Repubblica) la “corrente del boh”, nella quale ci sono nomi autorevoli del Pd non schierati con nessuno dei candidati alla segreteria. Figurano Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, Goffredo Bettini, Francesco Boccia, Marianna Madia.

L’architrave del partito che ha spinto per l’abbraccio mortale con il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte e che nel Lazio e a Roma vuole continuare a rappresentare un vero e proprio “Stato nello Stato”.

Nel Lazio si dovrà votare anche per il congresso regionale dei Democrat e probabilmente gli “alfieri del boh” hanno come obiettivo quello di indicare il successore di Bruno Astorre.

ZINGARETTI, LA RIFLESSIONE RIMOSSA

Nicola Zingaretti adesso fa il deputato semplice, ma in questi anni è stato il Governatore del Lazio e il segretario nazionale del Pd. In entrambi i ruoli, con il supporto di Goffredo Bettini, ha spinto come nessuno per l’intesa con i Cinque Stelle.

E’ veramente strano che nessuno oggi ragioni a voce alta sulla circostanza che, nelle file delle opposizioni, l’interlocutore di Confindustria e della Cgil sia diventato Giuseppe Conte, l’avvocato del popolo che ha spodestato Luigi Di Maio (e Beppe Grillo) alla guida del Movimento. Nessuno prende atto del sorpasso ormai acquisito dei pentastellati sui Dem. Certe scelte hanno pesato tantissimo anche nei territori. Francesco Boccia (altro moschettiere della “corrente del boh”) alle comunali di Frosinone è stato quello che ha dato il via all’affossamento della candidatura a sindaco di Mauro Vicano, sostituito poi da Domenico Marzi dopo una telefonata di Nicola Zingaretti a Francesco De Angelis.

Nel capoluogo ciociaro il Pd perde sistematicamente dal 2012. Enrico Letta non ha avuto il coraggio, la forza e neppure il tempo di smantellare l’ossatura zingarettiana del partito, ma tutte le scelte che hanno portato alla disastrosa sconfitta del 25 settembre 2022 nascono dalle decisioni dell’ex segretario nazionale del partito.

Sarà interessante vedere come si riposizionerà a livello nazionale la corrente Pensare Democratico di Francesco De Angelis, ancora una volta lucida e vincente nella partita degli enti intermedi. Il riferimento all’elezione di Mauro Buschini alla guida dell’Egato è puramente voluto. Stavolta De Angelis potrebbe decidere di non posizionarsi. Mentre Base Riformista di Antonio Pompeo è già a sostegno del duo Stefano Bonaccini- Dario Nardella. Ma il Pd sembra non rendersi conto di una crisi che è profonda e riguarda il suo elettorato, i valori di riferimento, la capacità di stare all’opposizione per scrollarsi di dosso la “poltronite” che l’ha affondato.

LA DURA VERITÀ DI DURIGON

Consapevole di scontentare soprattutto Forza Italia ma anche altri settori della maggioranza di centrodestra, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, coordinatore regionale della Lega nel Lazio, ha preferito però la lingua della verità.

Spiegando: “Sulle pensioni faremo un incontro con le parti sociali per arrivare a una riforma totale, complessiva e unica dal 2024”. Ma si può aumentare l’intervento sugli assegni pensionistici minimi per arrivare a 600 euro al mese, come chiedono gli “azzurri” di Silvio Berlusconi? Ha risposto Durigon: “Non ci sono risorse, purtroppo. Comunque si comincia già a dare un segnale importante portando le pensioni minime a 570 euro al mese”. In un momento economico e finanziario come questo è importante dire come stanno le cose, senza ingenerare false speranze.

LE PROVINCIALI DIETRO L’ANGOLO

Chi perderà la sfida di domenica 18 dicembre parlerà di “inciucio”, di spartizione delle poltrone e di tutto quell’armamentario di banalità e demagogia che i Cinque Stelle hanno sublimato a programma di governo. Non sarà così però, comunque vada a finire.

Da quando c’è la legge Del Rio ovunque (non soltanto in Ciociaria) si verificano maggioranze trasversali sull’elezione del presidente della Provincia. Luigi Germani, sindaco di Arce, è una proposta civica, amministrativa, del territorio. Lo sostengono anche Fratelli d’Italia e l’area del Pd di Antonio Pompeo, ma questo non significa che ci sia chissà quale “grande accordo” dietro.

Anche Luca Di Stefano, sindaco di Sora, si presenta come “civico”. Pure lui ha l’appoggio di una corrente del Pd, quella di Francesco De Angelis. Riccardo Mastrangeli (Lega), sindaco di Frosinone, non perde occasione per autodefinirsi l’unico candidato del centrodestra. Perfino lui però sta chiedendo voti ponderati ad altre forze politiche e civiche. Il gioco delle parti comporta questo tipo di copione.

La cosa sulla quale invece bisognerebbe riflettere è se davvero sia stata una buona idea quella di candidare il sindaco del capoluogo. Se la Juventus partecipa ad un triangolare tutti si aspettano che lo vinca, che alzi la coppa. Se arriva seconda (o peggio terza) è un fallimento. Non era più saggio saltare un giro?

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