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L’inflazione si mangia 92 miliardi di risparmi. Il Lazio, tra le regioni più a rischio, perde 9,3 miliardi di potere d’acquisto

Cesidio Vano
Lo studio della CGIA sui risparmi degli italiani e il rischio ‘stagflazione’
Luglio 12, 2022

L’inflazione si mangia 92 miliardi di euro degli italiani. Nel Lazio la perdita d’acquisto è stimata in 9,3 miliardi. A pagare di più, sono al solito coloro che hanno più poco e che vedono così i loro risparmi ‘valere’ sempre di meno.

I dati sono quelli della CGIA, associazione di categoria delle piccole e medie imprese, che sottolinea come l’inflazione si “abbatte” sui conti correnti come una patrimoniale.

“In un momento di difficoltà come questo, le famiglie pensano di avere il proprio “gruzzoletto” al sicuro; in realtà è un’illusione monetaria, poiché una parte dei risparmi è destinata a evaporare”.

Ed a fare i conti ci ha pensato l’Ufficio studi della CGIA: in termini puramente teorici, infatti, in questo ultimo anno l’aumento dell’inflazione è costato agli italiani oltre 92 miliardi di euro. Un risultato ottenuto tenendo conto che, in questi ultimi 12 mesi, il tasso di interesse applicato dagli istituti di credito sui depositi bancari si è aggirato attorno allo zero e l’inflazione, invece, è cresciuta dell’8 per cento, a risparmi invariati, che al 31 dicembre scorso ammontavano complessivamente a 1.152 miliardi, il carovita ha eroso questi ultimi di 92,1 miliardi di euro.

Dalla CGIA evidenziano come, paradossalmente, la patrimoniale del 6 per mille imposta sui conti correnti nel 1992 dal Governo Amato costò 18 volte di meno.

Il Lazio è con Lombardia e Veneto, tra le regioni più penalizzate. “Come era prevedibile, a livello territoriale il costo più salato l’hanno pagato i risparmiatori delle regioni più ricche – dice lo studio -: in Lombardia la perdita di potere di acquisto è stata di 19,4 miliardi, nel Lazio di 9,3, in Veneto di 8,3 e in Emilia Romagna di 8,12. Desta sicuramente molta sorpresa il risultato emerso dal confronto tra le macro aree geografiche del Paese. Se a Nordovest il “prelievo” è stato di ben 29,8 miliardi, nel Mezzogiorno invece ha raggiunto quota 22,8 miliardi; un dato, quest’ultimo, superiore ai 20,7 miliardi registrati nel Nordest e, ancor più, rispetto ai 18,8 miliardi riconducibili al Centro”.

Dalla CGIA segnalano infine il pericolo ‘stagflazione’: un termine ai più sconosciuto, anche perché si manifesta raramente, ovvero quando ad una crescita economica molto bassa (se non addirittura negativa) si affianca un’inflazione molto elevata che provoca un aumento del tasso di disoccupazione. Un quadro economico che in tempi relativamente brevi potrebbe verificarsi anche in Italia. Con le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiamo, nel medio periodo, di veder scivolare la crescita economica verso lo zero, con una inflazione che, invece, potrebbe raggiungere a breve le due cifre. 

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