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La siccità mette a rischio le risorse sotterranee, servono 10mila laghetti artificiali per raccogliere la pioggia e rifornire le aziende agricole

Cesidio Vano
L’allarme di ANBI e il progetto pensato insieme a Coldiretti.
Luglio 25, 2022

Siccità, situazione sempre più grave, ora sono a rischio anche le riserve idriche sotterranee. E l’associazione regionale dei consorzi di bonifica rilancia l’idea di 10.000 laghetti artificiali per raccogliere l’acqua piovana e riutilizzarla nelle aziende agricole.

“Caldo soffocante ed assenza di piogge, dopo laghi e corsi d’acqua stanno compromettendo anche le riserve d’acqua sotterranea della nostra regione”. L’ennesimo allarme arriva questa volta dall’ANBI Lazio (Unione Regionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue) che ha elaborato i dati raccolti dal proprio Osservatorio, dai quali emerge un deficit pluviometrico, che, purtroppo si protrae dall’anno scorso, confermando i caratteri di una siccità endemica in territori, dove serviranno anni per riequilibrare il bilancio idrologico.

Sonia Ricci, presidente di Ambi Lazio, sottolinea come il report settimanale dell’osservatorio sia purtroppo fin troppo chiaro: “La siccità di quest’anno ha caratteri nuovi e di assoluta gravità, perché l’assenza di pioggia e neve sta intaccando anche riserve idriche, destinate prioritariamente all’uso potabile, provocando un deficit, che si protrarrà nel tempo. Non intervenire urgentemente con un piano di infrastrutture per la raccolta delle acque piovane, come i 10.000 laghetti proposti da Anbi e Coldiretti, espone i territori al ripetersi di crisi sempre più devastanti, perché ricadenti su contesti già idricamente indeboliti.

“I prelievi d’acqua a profondità maggiori – aggiunge Andrea Renna, Direttore di ANBI Lazio – comportano gravi rischi per l’equilibrio idrogeologico. La risposta alla siccità non può essere la cultura del pozzo, bensì l’utilizzo razionale delle risorse di superficie, che devono essere incrementate, diminuendo la percentuale d’acqua, che termina inutilizzata in mare ed oggi pari all’89% dei circa 300 miliardi di metri cubi di pioggia, che annualmente cadono sul nostro Paese”.

I dati fotografano una situazione drammatica soprattutto per l’agricoltura e quindi per la produzione di cibo. Sul Lazio è eccezionale il deficit pluviometrico, fin qui registrato principalmente sulle province di Roma e Viterbo (in particolare, lungo il litorale): quasi dappertutto sono caduti un centinaio di millimetri di pioggia in quasi 8 mesi ed il record negativo è detenuto da Ladispoli con soli mm. 94.  Costante è il calo dei laghi di  Bracciano, arrivato a -32 centimetri rispetto all’anno scorso  e di Nemi, che ha  raggiunto  –cm. 96  sul 2021, ma anche il bacino di Turano cala di quasi un centimetro al giorno.

Nettamente inferiori alla media restano le portate del fiume Aniene, mentre quelle di Liri e Sacco sono ai minimi dal 2017; sono tornati sostanzialmente in linea con gli anni scorsi, invece, i livelli del Tevere scongiurando problemi all’economia agricola romana e non solo. A macchia di leopardo si è dovuto procedere con usi alternato della risorsa per l’irrigazione agricola nelle zone della provincia di Latina così come nel reatino, nel frusinate e anche nella zona di Tarquinia e Canino.

“Grazie alla varie riunioni e ai molteplici incontri che  sempre più frequente si sono tenuti nelle varie zone con i consorziati, i rappresentanti delle amministrazioni cittadine e delle organizzazioni agricole nonché dei referenti delle cooperative più importanti del territorio – dicono, infine da ANBI -, sono state sempre condivise seppur con rammarico le decisioni assunte. Purtroppo le previsioni non lasciano sperare a breve in concreti miglioramenti ed anche per questo c’è molta preoccupazione. La cultura della prevenzione mediante l’avvio di  progetti come quello invasi che potrebbe rappresentare una concreta inversione di tendenza con la quale tentare di dare risposte a imprenditori agricoli, cittadini ed Istituzioni”.

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