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Le immortali Comunità Montane del Lazio: abolite nel 2016 sono ancora lì e, per non fare niente, ci costano 8 milioni di euro all’anno

Redazione
Solo per il pagamento delle indennità ai commissari liquidatori la Giunta regionale ha dovuto ‘sganciare’ un milione di euro.
Ottobre 12, 2022

Dure a morire. Sono le 22 Comunità montane del Lazio che, abolite per legge nel 2016, stanno beatamente al loro posto, costando ai contribuenti regionali milioni e milioni di euro pubblici ogni anno, in attesa non si capisce bene più di cosa.

Dalla nomina dei commissari, gli enti montani sono costati oltre 40 milioni di euro alla Regione Lazio. Solo per il pagamento delle indennità ai commissari liquidatori la Giunta regionale ha dovuto ‘sganciare’ un milione di euro, a cui vanno aggiunti i costi, per quasi 6 milioni di euro all’anno (dal 2016 ad oggi) per il mantenimento e il funzionamento degli enti aboliti (ma pur vivissimi), specialmente di quelli che hanno mantenuto buona parte del personale ancora in organico. Ormai svolgono pochissime attività e scarsi servizi per gli enti aderenti, che infatti hanno preferito dar vita ad altri soggetti intercomunali per la gestione delle attività in forma associata.

Con la legge finanziaria regionale del 2016, ben sei anni fa, la Regione ha deciso di smantellare le comunità montane e trasformarle, ammesso che i comuni interessati intendano aderire, in Unioni montane per l’esercizio in forma associata di servizi locali.

Scriviamo ‘ammesso che i comuni intendano aderire’, perché la legge vieta ai Municipi di far parte, contemporaneamente, di un’unione di comuni e di un’unione montana; quindi, molti enti – se messi davanti alla scelta – con ogni probabilità opterebbero per le unioni comunali a cui già aderiscono (che sentono ‘loro’), spesso formate da solo 4 o 5 comuni e gestite da pochi ‘sindaci amici’. Le nuove unioni montane rischierebbero, invece, di essere nuovi carrozzoni politici di sindaci e consiglieri provenienti almeno da una decina (se non più in diversi casi) di comuni.

Per nominare i Commissari liquidatori ci sono dovuti oltre 3 anni. Alla fine – e non si capisce a questo punto quali siano state le difficoltà da risolvere – sono stati indicati i nominativi degli stessi presidenti in carica.

La legge regionale, la n.17 del 2016, assegnava 90 giorni di tempo ai commissari liquidatori per estinguere le vecchie Comunità e dare spazio alle nuove Unioni. Tre mesi per fare l’inventario e il bilancio di liquidazione degli enti. Tutto qui. Ma nessuno ha rispettato i termini e nessuno ha fatto caso ai ritardi: invece di 3 mesi ne sono trascorsi oltre 30!

Nel solo 2022, la Regione Lazio ha già destinato oltre 420.000 euro per il pagamento delle indennità dei commissari “incaricati – vedi che se lo ricordano!, ndr – di portare a termine le procedure per la trasformazione degli enti in unioni di comuni montani”.

Al commissario liquidatore, secondo quanto specifica il decreto del presidente della Regione con cui sono stati insediati i ventidue ‘liquidatori’ degli enti montani, è dovuta una indennità pari al 20% dell’indennità di carica dei consiglieri regionali, che è fissata a 7.600 euro mensili. Fatti i calcoli, l’indennità di ogni commissario ammonta a 1.526 euro al mese.

E oltre ai 22 commissari ci sono, in diversi casi, anche i sub-commissari (servivano ché c’era tanto lavoro da fare e da fare entro 90 giorni!!!)

Oggi, tra indennità di commissari e sub commissari; spese di funzionamento degli enti e personale, la Regione mette sul tavolo circa 8 milioni di euro all’anno, per la precisione – come si legge dagli atti di liquidazione della Regione per il 2022 “euro 7.964.676,21, di cui euro 4.936.972 per spese di personale ed euro 3.027.703 per spese di ordinaria amministrazione».

Questo lo specchietto dell’ultima liquidazione (anno 2022) per consentire agli questi enti – o meglio alle ‘comodità montane’ come genialmente le definì lo scomparso ex sindaco di San Donato Val di Comino, Ettore Volante, da sempre avverso a quelli che considerava dei carrozzoni politici inutili e dispendiosi – di continuare a vivere, almeno per un altro anno: I Comunità Montana Alta Tuscia Laziale 114.592 euro, II Dei Cimini 288.288, III Monti della Tolfa 101.624, IV Sabina 151.149, V Montepiano Reatino 629.571, VI del Velino 173.060, VII Salto Cingolano 475.327, VIII del Turano 211.202, IX Monti Sabini e Tiburtini 202.429, X Valle dell’Aniene 303.917, XI Castelli Romani e Prenestini 828.008, XII Monti Ernici 370.770, XIII Monti Lepini 244.396, XIV Valle di Comino 369.943, XV Valle del Liri 573.011, XVI Grandi Monti Ausoni 142.486, XVII Monti Aurunci 590.689, XVIII (qui il link della Regione si apre su un blog “Tutto sulla dieta equilibrata”: il sito della Comunità Montana non c’è più) 101.700, XIX L’Arco degli Aurunci 305.140, XX Monti Sabini 120.134, XXI Monti Lepini ed Ausoni e Valliva 147.637, XXII degli Aurunci e Ausoni 341.371 e la Comunità di Arcipelago delle Isole Ponziane 92.348. 

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