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Il 13 dicembre del 1953 la prima partita trasmessa dalla Rai

Roberto Mercaldo
Bacarelli il primo telecronista al Ferraris, dove l’Italia batte per 3/0 la Cecoslovacchia
Dicembre 13, 2022
Giampiero Boniperti

In questi giorni la Rai ci offre quotidianamente le immagini in diretta del mondiale in Qatar e ormai da più di 30 anni vediamo qualsiasi partita del nostro campionato grazie alle Pay Tv aggiudicatarie del servizio. Prima che Sky, allora Telepiú, portasse a pochi metri dal divano le evoluzioni delle nostre squadre, dovevamo accontentarci di vedere in diretta le partite della Nazionale e quelle delle Coppe Europee, ma solo dalle semifinali.

Per il campionato c’era la radio, con i bravissimi raccontatori del calcio a fornirci dettagli di quel che avveniva sui magici campi della serie A. E alla sera, intorno alle 19, la telecronaca differita del secondo tempo della gara più importante era un rito cui nessun calciofilo rinunciava, benché conoscesse per filo e per segno gli accadimenti di quella partita, giocata 4 ore prima.

LA PRIMA PARTITA DI CALCIO IN TV

La Tv di stato iniziò a trasmettere i propri palinsesti completi dal 3 gennaio del 1954, ma prima di quella data già alcuni programmi erano stati proposti, in via sperimentale, ai pochissimi possessori di un televisore. Il 13 dicembre del 1953, esattamente 69 anni fa, alcuni tra i tanti appassionati di calcio ebbero il privilegio di ricevere via cavo le immagini di Italia-Cecoslovacchia, gara giocatasi allo stadio “Ferraris” di Genova e vinta largamente dagli azzurri: 3/0, con gol di Cervato, Ricagni e Pandolfini.

Le immagini si limitarono a coprire il secondo tempo di quella gara, valevole per la Coppa Internazionale, e il primo telecronista fu Carlo Bacarelli. A coadiuvare il suo racconto Vittorio Veltroni, papà del politico Walter e Nicolò Carosio, che sarebbe diventato il telecronista più importante fino all’incidente diplomatico con il guardalinee etiope di Italia-Israele dell’11 giugno 1970.

Quando iniziarono ufficialmente le trasmissioni, in Italia c’erano poco più di 15mila televisori, quasi tutti tra Torino e Milano. La scarsa diffusione di quell’avveniristico apparecchio, per il quale molti profetizzavano una vita breve e relative possibilità di sviluppo, era dovuta al prezzo esorbitante, che oscillava tra le 150mila lire e il milione.

Il reddito medio di un italiano si attestava intorno alle 250mila lire e pertanto il sacrificio economico risultava molto consistente. Ben poco però impiegò la televisione a diffondersi in modo capillare, in barba a chi ne aveva decretato un inesorabile declino. Nel 1959, case private e locali publici garantivano lo spettacolo a 20 milioni di “ipnotizzati” ed estasiati utenti.

COSA ACCADEVA IN ITALIA

Ma chi erano i giocatori che le telecamere della Tv di stato portarono nelle case dei fortunati telespettatori? Piola e Schiavio erano i tecnici di una Nazionale che aveva talento e corsa. Giampiero Boniperti, Egisto Pandolfini ed Ermes Muccinelli, detto “Freccia d’oro”, erano le stelle di una squadra che aveva tra i pali il sobrio Costagliola e si giovava dell’ardore di Beppone Chiappella, che poi ebbe una grande carriera anche da allenatore.

Era tra le nazionali più forti del mondo, ma ai mondiali del 1954 incappò ben due volte nella Svizzera padrona di casa e in un arbitro sciagurato, il brasiliano Mario Vianna, antesignano del colombiano Byron Moreno, che nel match di esordio annullò il regolarissimo gol del 2/1 agli azzurri e ne concesse uno palesemente viziato da un fallo agli svizzeri. Alfeo Biagi lo definì “il cialtrone brasiliano”, ma questo non bastò a salvare l’Italia da un’imprevista eliminazione, che si concretizzò nello spareggio, con gli svizzeri che schiacciarono, stavolta senza aiuti arbitrali, una stanca squadra italiana.

Quel mondiale fu vinto dalla Germania, che batté in finale la favoritissima Ungheria. Molte polemiche seguirono però a quell’impresa, per accuse di doping mai provate ma nemmeno smentite in modo convincente. Ma cosa accade in quell’anno in Italia? Il 26 ottobre Trieste torna italiana, alle 12, e “Il Piccolo” titola “Siamo tornati liberi”.

Il 31 luglio una spedizione tutta italiana conquista il K2. L’episodio più incredibile di quell’anno accade però in America, ad Elizabeth Hodges, che mentre riposa nella sua abitazione, viene colpita al fianco da un meteorite di 7 centimetri e dal peso di 4 kg. Alla trentenne dell’Alabama il “sasso spaziale” procura dolore ma anche tanta notorietà. Qualche italiano, appresa la notizia dalla Tv, si rammarica di non essere il prescelto per quel singolare impatto: un po’ di dolore e tanta notorietà appare forse un compromesso accettabile.

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