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I sondaggi premiano Fratelli d’Italia, le vittorie di Pompeo senza cittadinanza nel Pd

Licandro Licantropo
Secondo l’ultimo sondaggio Swg Fratelli d’Italia arriva al 31,3%, guadagnando lo 0,7%. Il Movimento Cinque Stelle sale dello 0,3% ed è al 17,7% mentre il Partito Democratico perde lo 0,7% e indietreggia al 14%
Gennaio 11, 2023
Il Presidente del Consiglio e leader FdI Giorgia Meloni (Foto: Facebook/Meloni)

A meno di cinque settimane dal voto (mancano trentadue giorni al 12 febbraio) c’è un senso di ineluttabilità per le elezioni regionali del Lazio: Francesco Rocca e centrodestra favoriti, Alessio D’Amato e centrosinistra intenzionati a battersi fino in fondo ma con la sensazione che il destino sia già scritto, Donatella Bianchi e Movimento Cinque Stelle perfettamente consapevoli che difficilmente potranno vincere e che l’importante sarà mettere in evidenza le difficoltà del Partito Democratico.

Siccome poi si vota anche in Lombardia, sarà impossibile non attribuire un significato soprattutto politico a quello che succederà. Fra l’altro è facile prevedere un calo dell’affluenza, che ormai fa parte delle cose perché il senso di delusione e frustrazione dei cittadini è connaturato ad ogni tornata.

L’ULTIMO SONDAGGIO

E’ quello effettuato da Swg per il Tg La7. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni arriva al 31,3%, guadagnando lo 0,7%. Il Movimento Cinque Stelle sale dello 0,3% ed è al 17,7%. Il Partito Democratico perde lo 0,7% e indietreggia al 14%. La Lega è all’8,5% (-0,5%). Il Terzo Polo perde lo 0,3% ed è al 7,5%. Forza Italia, guadagnando lo 0,8%, si piazza al 6,9%.

Verdi e Sinistra al 3,7%, +Europa al 3%, Italexit al 2,2%, Unione Popolare all’1,6%, Noi Moderati all’1,1%. Nel centrodestra continua la corsa di Fratelli d’Italia, che non risente del fatto di essere diventata forza di governo. Anzi, aumenta. Anche per la debolezza politica dei principali alleati: Lega e Forza Italia provano spesso a fare il “controcanto” e l’opposizione interna, ma Matteo Salvini e Silvio Berlusconi non incidono più di tanto. Il Movimento Cinque Stelle si candida a diventare stabilmente il secondo partito italiano e il primo dell’opposizione, favorito da un Pd che continua a scendere.

Il 14% è un dato estremamente basso, che si rifletterà anche nel Lazio. Un conto saranno le preferenze ai candidati al consiglio regionale (in questo caso l’organizzazione degli apparati può limitare i danni), un conto invece è il voto di opinione. Il Pd sconta una stagione congressuale infinita, una mancanza di leadership ormai lunghissima e l’assenza di un progetto di rilancio e di visione. Inoltre, essendosi concentrato soltanto sul rapporto con il Movimento Cinque Stelle, non prova neppure a ricostruire davvero un quadro di centrosinistra. In provincia di Frosinone, come altrove, tutti i partiti sono impegnati nella definizione delle liste circoscrizionali provinciali. Ipotesi e nomi sono quelle che abbiamo già riportato diverse volte e il “totocandidato” alla fine stanca.

Meglio aspettare dunque le indicazioni definitive per trarre dei primi bilanci e delle conclusioni. Di sicuro però gli eletti in Ciociaria saranno 4 e questo vuol dire che in tantissimi concorreranno per altri motivi: per contarsi, per “pesare” la lista, per capire quali sono i rapporti di forza in determinati territori. Quest’anno c’è una motivazione in più: tenere sotto pressione alcune Amministrazioni e maggioranze. Per esempio a Cassino, dove al sindaco Enzo Salera non è stato perdonato di aver sostenuto la candidatura di Luigi Germani alla presidenza della Provincia. Dopo le regionali Salera potrebbe trarre le sia conclusioni. Sia per il Comune di Cassino, sia per la sua eventuale permanenza nel Pd.

POMPEO CHIUDE UNA FASE

Oggi, alla scadenza dei venti giorni, diventano irrevocabili le dimissioni di Antonio Pompeo da sindaco di Ferentino. Si chiude una stagione molto lunga: dieci anni di fascia tricolore e otto da presidente della Provincia. Un percorso importante, del quale però non si trova traccia all’interno del Pd. Ricordare l’impegno e le vittorie che Pompeo ha ottenuto sarebbe stato perfino normale. In questo momento poi avrebbe potuto anche svelenire un clima molto pesante che si è creato, specialmente dopo la frattura alle provinciali. Nessuno ha provato a ricordare che il Pd unito (quindi anche l’area di Pompeo) un mese fa ha votato compatto per eleggere Mauro Buschini alla guida dell’Egato, l’ente che si occupa dell’ambito territoriale dei rifiuti. La contrapposizione perenne all’interno del Partito Democratico non riguarda esclusivamente la Ciociaria, ma dalle nostre parti si respira una esasperazione dei rapporti fuori dal comune. Oltre ad un’assenza completa perfino dei tentativi di mediazione.

Licia Ronzulli, parlamentare di Forza Italia, ha presentato un disegno di legge per tornare all’elezione diretta del presidente della Provincia, fissando nel raggiungimento del 40% dei consensi la soglia per evitare il ballottaggio. La motivazione sta nel fatto che con le basse affluenze di questi ultimi anni occorre salvaguardare anche la posizione di chi invece alle urne si reca. Il centrodestra di governo è favorevole a ridare alle Province un ruolo più importante, in linea con i dettami costituzionali. L’operazione potrebbe andare in porto in tempi rapidi. Sarebbe interessante vedere cosa succederebbe in Ciociaria. Il centrodestra avanzerebbe un candidato unitario? Il Pd riuscirebbe a indicare un nome condiviso? In attesa di capire cosa potrebbe succedere, meglio concentrarsi sulle regionali.

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