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Il paradosso dei docenti, l’unica categoria esclusa dalle visite mediche obbligatorie

Lucia Colafranceschi
Nonostante le diverse sigle sindacali si battano da anni per far riconoscere l’importanza di un controllo medico periodico alla categoria succitata, gli appelli sono rimasti ancorati nel vento.
Marzo 9, 2022
docenti esclusi visite mediche

Chissà perché nella macrostruttura della Pubblica Amministrazione l’unica categoria ad essere esclusa dalle visite mediche annuali è quella dei docenti. Un paradosso se si pensa davvero all’estrema pericolosità che spesse volte si rischia di registrare in un ambiente scolastico dove, il personale docente, non si sottopone regolarmente a controlli.

Che poi, davvero, non si capisce il perché solo tale categoria è da sempre la grande esclusa a dispetto di tutti gli altri settori dove ciclicamente i dipendenti, siano essi a tempo indeterminato che a tempo determinato, rientrano nei piani di prevenzione sanitaria. E non ci riferiamo solo alla semplice analisi dei più comuni valori di riferimento, ma anche al controllo della vista, piuttosto che dell’udito, per
finire all’aspetto forse più importante e cioè la salute mentale.

Lo stress psicofisico della categoria docente è una delle tante cose su cui la sanità in generale pare proprio non voglia porre alcuna attenzione. Nonostante le diverse sigle sindacali si battano da anni per far riconoscere l’importanza di un controllo medico periodico alla categoria succitata, gli appelli sono rimasti ancorati nel vento. Ciò non significa che la categoria degli insegnanti non sia controllata, ma lo è a proprie spese.
E ciò non discrimina in maniera ingiustificabile il ruolo del docente da quello di qualsiasi altro dipendente amministrativo? Certo che sì!
Vediamo nello specifico cosa dice la legge: “L’obbligo della visita medica per un dipendente amministrativo è previsto per quella categoria di lavoratori che svolgono mansioni che comportano dei rischi”. Questa, per sommi capi, la normativa; resta ora da vedere che cosa si intenda con il termine ‘rischio’. Si sa che la legge è da interpretare e il legislatore pare abbia finora indirizzato la linea di lettura verso delle indicazioni chiare: il rischio è legato alla tipologia di lavoro, alla sua ‘pericolosità’ e alla sua ‘pesantezza’.
Ma perché, un docente che deve tenere una classe di 30 alunni, spiegando ininterrottamente per cinque o sei ore, preparare verifiche, porre attenzione all’incolumità dei suoi studenti, sobbarcarsi di responsabilità contrattuali spesse volte fuori dal comune non sono forse dei rischi? Lo stress psicologico a cui un insegnante nell’arco della sua attività lavorativa è sottoposto è davvero sottostimato. Con la conseguenza, dati alla mano, di posti vacanti durante l’anno scolastico in corso, di supplenti che vanno e vengono, di attività interrotte, di incremento di richieste di permessi, di congedi, di malattia. A scapito ovviamente degli alunni e della società tutta.

La scuola è la prima cellula, dopo la famiglia, dove si costituisce la società civile e, se non si creano le giuste condizioni affinché un docente possa in tutta tranquillità, e soprattutto in piena serenità, insegnare, sarà un problema che riguarderà tutti, non solo la stessa categoria. Usura psicofisica: è questo il maggior disturbo che statisticamente si registra tra i docenti dopo i venti anni di servizio; a seguire, disturbi d’ansia generalizzati e disturbi ossessivo compulsivi. Mica pizza e fichi!

Il contesto ovviamente può giocare a favore e a sfavore, ma ciò non toglie l’urgenza di istituire l’obbligatorietà della visita medica annuale per la categoria docente. La Pubblica Amministrazione deve garantire a tutti i dipendenti indistintamente le stesse condizioni di prevenzione psicofisica. L’era della discriminazione sulla base di presunte pericolosità è superata da un bel pezzo!

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