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Province senza risorse e con funzioni limitate. Fazzone e larga parte di FdI spingono per la riforma entro fine anno

Cristiano Sacerdoti
Settembre 12, 2024

Nel 2024 si aggrava il prelievo forzoso a carico dei bilanci provinciali, con il permanere delle detrazioni da parte dello Stato a carico dei bilanci locali, disposto dalla legge di bilancio 2015 che, nonostante l’attuale e complesso scenario socio-economico, determinato dalla crisi del mercato dell’auto, dai rincari energetici e dei costi dei materiali continua a pesare sulle casse provinciali a cui si aggiunge la spending review prevista nella legge di bilancio 2024: le Province del Lazio nel 2024 versano complessivamente allo Stato come contributo alla finanza pubblica oltre 44 milioni di euro.

STALLO SUI FONDI E PROSPETTIVE FUTURE

A questa difficoltà dei rapporti finanziari con lo Stato si aggiunge una situazione critica con la Regione Lazio che, ad oggi, deve ancora corrispondere alle Province oltre 23 milioni di euro per le funzioni delegate che sono state svolte nei territori dal 2015 al 2022. Questi tagli ai bilanci provocano immediati effetti negativi sulla capacità di intervento degli enti, con un rischio di portare ad aggravare la situazione di squilibrio finanziario che la Commissione tecnica per i fabbisogni standard ha fotografato pari a 841.946.661 euro per il 2021, per tutte le Province italiane.
La Provincia è un organo strategico nell’organizzazione territoriale e ben più ‘antica’ delle Regioni. Tramontata la riforma costituzionale del 2016 che, tra le altre cose, puntava al superamento delle province per la creazioni di enti di Area Vasta, rimane però la legge Delrio che di fatto ha ridimensionato drasticamente le competenze delle province (anche nelle risorse economiche) e abolito l’elezione diretta di presidenti e consiglieri, sostituendola con un sistema di secondo livello.
In capo a questi enti permangono però funzioni molto importanti come la pianificazione territoriale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente, la pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, nonché costruzione e gestione delle strade provinciali; la programmazione provinciale della rete scolastica; la raccolta ed elaborazione dati ed assistenza tecnico- amministrativa agli enti locali; la gestione dell’edilizia scolastica; il controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale. Insomma tante funzioni utilissime per la comunità e le imprese.

TEMPI RIFORMA

La riforma si farà. Ma su tempi e modi restano però molti dubbi. “Siamo tutti per far tornare le province enti di primo livello ripristinando l’elezione diretta da parte dei cittadini e restituendo competenze e risorse -affermano fonti governative- ma ciò deve avvenire nella sede opportuna, quella della definizione di una riforma organica per non ripetere gli errori commessi con la disastrosa legge Delrio, e con le risorse necessarie. Sul tema delle risorse è importante il ruolo del Mef, mentre è importante l’interlocuzione con la conferenza Stato-Regioni sul trasferimento di deleghe e funzioni”. Non c’è dubbio che nel pontino ad essere particolarmente favorevole alla riforma delle province è il senatore Claudio Fazzone. “Tra un anno verrà ripristinato il sistema elettivo delle Province, forse con qualche funzione in più” aveva affermato poco prima del voto europeo il parlamentare di Forza Italia. Ragionevolmente, spiegano fonti di governo ai massimi livelli, si andrà alle urne per tutte le province che fanno parte delle regioni a statuto ordinario nella primavera del prossimo anno (2025). Che occorra una svolta ormai sono in troppi a pensarlo. Da destra a sinistra. 

SCENARIO PONTINO

Ragionevolmente, spiegano fonti di governo ai massimi livelli, si andrà alle urne per tutte le province che fanno parte delle regioni a statuto ordinario nella primavera del prossimo anno (2025). A Latina si guarda con fiducia a questa scadenza. Soprattutto il centrodestra spinge per la riforma. FI insieme a FdI sono pronti al voto popolare, che sancirebbe la conferma di un duopolio incontrastato nel territorio pontino. L’attuale disegno di legge prevede che le province siano composte da tre organi governativi principali: un presidente, una giunta provinciale nominata dal presidente e composta da un massimo di otto assessori, e un consiglio provinciale di 20-30 componenti (sempre con il numero variabile a seconda della popolazione). Il presidente della provincia dovrebbe essere eletto direttamente dai cittadini tramite il sistema dei collegi plurinominali, con cui ogni partito può presentare una lista di candidati e l’assegnazione dei seggi avviene con metodo proporzionale, cioè in base ai voti ottenuti. Per essere eletto al primo turno sarà necessario raccogliere almeno il 40 per cento dei voti totali, altrimenti si andrà al ballottaggio. 

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