Pochissimi posti al sole. E soltanto in piedi. La corsa a Montecitorio e a Palazzo Madama tra seggi drasticamente tagliati e un quadro politico radicalmente cambiato rispetto al 2018.
L’attuale sistema elettorale, il Rosatellum, prevede in sintesi che il 36% degli eletti a Camera e Senato stacchi il biglietto nei collegi maggioritari, mentre il 64% nei collegi proporzionali. Le soglie di sbarramento sono identiche nei due rami del Parlamento: 3% per le liste, 10% per le coalizioni. Per avere un’idea, alla Camera 386 deputati sono stati eletti nel proporzionale, 225 nei collegi maggioritari. Poi bisogna aggiungere i 6 del Trentino Alto Adige, 1 della Valle d’Aosta, 12 nella Circoscrizione Estero.
Al Senato: 193 eletti nel proporzionale, 109 nel maggioritario. Necessario sempre aggiungere 6 del Trentino Alto Adige, 1 della Valle d’Aosta, 6 nella Circoscrizione Estero. Nel 2018, considerando i risultati dell’uninominale, Movimento Cinque Stelle al 32,68%, Pd al 18,76%, Centrodestra al 37%: Lega al 17,35%, Forza Italia al 14%, Fratelli d’Italia al 4,35%. E’ necessario partire da queste considerazioni per capire quali saranno gli effetti dei 345 (230 alla Camera, 115 al Senato) seggi tagliati a seguito del referendum costituzionale voluto dai Cinque Stelle.
Legge elettorali e collegi
Non si può sapere adesso se la legge elettorale verrà cambiata, ma considerando l’attuale balcanizzazione del Parlamento (basta pensare alle difficoltà incontrate per l’elezione del presidente della Repubblica) è improbabile che si trovi un’intesa. Quindi potrebbe rimanere il Rosatellum. Il taglio dei seggi dovrà essere inquadrato, per qualunque tipo di calcolo previsionale serio, anche all’interno delle nuove percentuali di consenso che i sondaggi attribuiscono ai partiti.
Fratelli d’Italia non subirà contraccolpi, anzi raddoppierà gli eletti. Tutti gli altri partiti no: dai Cinque Stelle al Pd, dalla Lega a Forza Italia. Il Consiglio dei ministri intanto ha approvato un nuovo schema dei collegi uninominali e plurinominali alla Camera e al Senato tenendo presente il taglio di 345 seggi. Anche in questo caso bisognerà vedere se ci sarà o meno una nuova legge elettorale. Inutile adesso avventurarsi in previsioni che potrebbero essere smentite. Quello che però è già chiarissimo è che gli spazi sono destinati a restringersi. Non soltanto perché ci sono meno seggi a disposizione, ma pure perché la provincia di Frosinone da sempre è stata ‘colonizzata‘. Nel senso che in Ciociaria sono stati candidati esponenti politici che nulla avevano a che fare con il territorio. Anche nel 2018, paracadutati nel senso letterale del termine. Mentre deputati e senatori uscenti di questa provincia venivano esiliati e sacrificati. Chiedere a Francesco Scalia e Nazzareno Pilozzi. Figuriamoci quello che succederà tra un anno, con battaglioni di paracadutati da ogni parte.
La situazione
Dei parlamentari attualmente in carica, legati in qualche modo alla provincia di Frosinone, chi ha maggiori possibilità di ottenere un posto al sole? Il senatore Massimo Ruspandini è quello che ha meno problemi: sia perché Fratelli d’Italia secondo i sondaggi dovrebbe quadruplicare la percentuale, sia perché è obiettivamente l’unico che ha fatto davvero politica nel territorio. Aumentando le adesioni a Fratelli d’Italia, stando costantemente sul pezzo nei Comuni, fortificando e ringiovanendo la squadra degli amministratori e radicando il partito.
E’ anche balzato agli onori della cronaca politica nazionale con il passaggio alla corte di Giorgia Meloni del sindaco di Patrica, Lucio Fiordalisio, con un passato riconoscibile nel Pd. Cinque anni fa Ruspandini venne eletto in un collegio maggioritario, stavolta (in costanza di Rosatellum) potrebbe perfino essere tenuto in conto per il proporzionale. Nel partito Massimo Ruspandini ha ottimi rapporti con la leader Giorgia Meloni ma anche con il deus-ex-machina Francesco Lollobrigida e con il coordinatore regionale Paolo Trancassini.
Nella Lega bisogna ricordare quello che è successo nel 2018: Claudio Durigon e Francesca Gerardi furono eletti al proporzionale Frosinone-Latina, Francesco Zicchieri nel maggioritario Frosinone Nord della Camera. Mentre Gianfranco Rufa al Senato arrivò passando da Viterbo. Le percentuali della Lega rischiano seriamente di non essere quelle di cinque anni fa. Claudio Durigon, coordinatore regionale del Lazio, sarà blindato: molto probabilmente sarà capolista nel proporzionale al Senato. Francesco Zicchieri dovrà giocarsela e non sarà semplice: a Frosinone dovrà guardarsi dalle ambizioni di Nicola Ottaviani, mentre a Latina la concorrenza è spietata. Sia nella Lega che nel centrodestra. Nemmeno per Ottaviani sarà semplice: nella Lega tutti parlano con Salvini (non solo lui) e alla fine le candidature vengono decise su assetti disegnati in improvvisati schemi dell’ultimo istante utile. In realtà sarà Durigon a decidere. Per Rufa e la Gerardi, obiettivamente, sarà come scalare l’Everest senza ossigeno.
Le percentuali di consenso delle quali sono accreditati i Cinque Stelle sono meno della metà di quelle del 2018. Quando i deputati eletti furono tre: Ilaria Fontana nel maggioritario prevalse su Mario Abbruzzese (centrodestra) nel collegio Sud della provincia, quello di Cassino. Luca Frusone era il capolista del proporzionale nel collegio Frosinone-Latina. Nel proporzionale venne eletta anche Enrica Segneri. In questi anni il quadro del Movimento è stato ribaltato più volte e le gerarchie sono cambiate. Ilaria Fontana, sottosegretario alla transizione ecologica, fedelissima di Vito Crimi e Giuseppe Conte, avrà una candidatura blindata. Luca Frusone e Enrica Segneri no: inoltre il primo è al secondo mandato e se non ci sarà la deroga è fuori automaticamente.
Nel Partito Democratico Francesco De Angelis aspira ad una candidatura al Senato più che alla Camera. Non sarà facile nemmeno per lui però perché nel Lazio i ‘blindati’ nel partito saranno tantissimi: a partire da Nicola Zingaretti. Alla Camera potrebbe essere più semplice, specialmente se si accettasse di concorrere nel collegio maggioritario (non blindato quindi). Ma nel Pd potrebbero anche esserci sorprese: Sara Battisti per esempio. Vicesegretario regionale e collocabile, in quota rosa, nel proporzionale. Oppure Luca Fantini, il giovanissimo segretario zingarettiano doc. Infine si sente parlare delle strategie che Mario Abbruzzese starebbe studiando per ottenere una candidatura. Ma dove? E soprattutto con chi? Cambiamo di Giovanni Toti avrà pochissimi collegi in tutta Italia ammesso che resti nel centrodestra. Nella Lega tutti sanno che Mario Abbruzzese è il mentore del consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli. Già, ma tra Durigon, Zicchieri, Gerardi, Rufa e Ottaviani ci sono spazi? Nessuno. Meglio cambiare… aria però.