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Dati Agenas: liste d’attesa infinite e carenza di personale medico. La regione Lazio è sempre malata

Cesidio Vano
Le liste d’attesa per i pazienti oncologici e cardiologici sono le più lunghe che altrove nella nostra regione. In due casi su cinque, per operarsi bisogna attendere oltre i 30 giorni. 
Novembre 4, 2022

I dati diffusi negli ultimi giorni dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, non fanno altro che confermare una situazione ormai incancrenita della sanità laziale.

Liste d’attesa e ritardi nelle prestazioni

Le liste d’attesa per i pazienti oncologici e cardiologici sono le più lunghe che altrove. In due casi su cinque, per operarsi bisogna attendere oltre i 30 giorni. Per chi soffre di cuore la nostra regione è il fanalino di coda per le operazioni urgenti, mentre per chi è in attesa di un intervento per asportare un tumore, il Lazio è al dodicesimo posto, dietro a Calabria, Basilicata, Molise e Sicilia.

A sottolineare la crudezza di questi dati e dei numeri pubblicati dall’Agenas in merito al monitoraggio degli interventi chirurgici, è stato ieri il consigliere regionale della LegaDaniele Giannini: “Le liste d’attesa scorrono più velocemente nel privato – ha detto l’esponente del Carroccio – a testimonianza dell’attenzione rivolta a questo settore, a scapito del pubblico. In generale, in almeno il 40% dei casi, i numeri ci dicono che nel nostro territorio si supera il mese di attesa per operarsi. Insomma un ulteriore segnale dell’allarmante situazione in cui versa la sanità regionale – conclude Giannini – i cui cittadini, dopo 10 anni di egemonia zingarettiana, sono costretti a rinviare le cure più urgenti. Ritardi che rischiano di essere fatali”.

Mancano medici e infermieri

A lanciare un ulteriore allarme sulla carenza di personale medico nelle strutture sanitarie pubbliche del Lazio a causa delle mancate sostituzioni dopo i pensionamenti, è la sigla sindacale Ugl che lancia subito un appello al neo-ministro della Salute, Orazio Schillaci, e al sottosegretario Marcello Gemmato, affinché affrontino con la massima urgenza il problema – giudicato ‘gravissimo’ dall’Ugl – della carenza degli organici negli ospedali.

“C’è bisogno di un intervento coraggioso, in controtendenza rispetto al passato, che serva a frenare l’emorragia che sta svuotando le corsie dei nostri nosocomi” ha detto Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della Ugl Salute.

I dati dell’Agenas recentemente diffusi raccontano che, dal 2005 ad oggi, a livello nazionale, per 100 medici andati in pensione 10 non hanno trovato un sostituto. Se poi si guardano i numeri a livello regionale la situazione per il Lazio è anche peggiore. La nostra regione, infatti, si trova – assieme a Campania e Sicilia – tra quelle in cui ogni 100 medici pensionati quasi un terzo (31) non sono stati rimpiazzati.

“L’assoluta inerzia – prosegue il sindacalista – mostrata in passato dai vari Governi di fronte a questo fenomeno è una colpa grave perché a pagarne dazio sono stati i cittadini a cui il diritto all’assistenza è stato di fatto, in troppi casi, negato. Formare ed inserire nel mondo del lavoro le nuove leve deve essere uno dei punti in cima all’agenda della rifondazione del Servizio sanitario nazionale”.

Sono sempre i dati Agenas a prospettare un’emergenza a medio termine per la carenza di operatori sanitari. L’Agenzia rivela infatti che nei prossimi cinque anni saranno poco meno di 30.000 i medici e 21.000 gli infermieri ad andare in quiescenza su un esercito di oltre 103.000 (medici) e 246.000 (infermieri) attualmente in servizio. La stima è di un fabbisogno totale di oltre 55.000. “Ma se i giovani non ritengono più attrattive queste professioni sanitarie come si affronterà il problema? – si chiedono dall’Ugl – La vita di corsia non ha più il fascino di un tempo, inutile nasconderlo. Turni massacranti, aggressioni fisiche e verbali, rischio di burn-out, emolumenti che hanno visto l’Italia non adeguarsi, negli ultimi 5 anni, come accaduto per altre nazioni europee. Ecco allora che all’addio per pensionamento in tanti altri casi si è andata sommare la scelta verso il privato o addirittura la fuga all’estero verso migliori condizioni. Non c’è tempo da perdere quindi. Serve una revisione profonda del SSN prima che questo non imploda definitivamente su se stesso” conclude Giuliano.

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