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Sanità, la furbata di D’Amato: stabilizzazione per 4.800 precari (ma solo dopo il voto!)

Cesidio Vano
A 70 giorni dal voto per il rinnovo del consiglio regionale e l’elezione del nuovo governatore del Lazio, il candidato presidente del centrosinistra, nonché assessore regionale uscente alla Sanità, Alessio D’Amato ha siglato con i sindacati l’accordo
Novembre 30, 2022
Alessio D'Amato

A sorpresa, a 70 giorni dalle urne, D’Amato annuncia la stabilizzazione per 4.800 operatori della sanità (ma da fare dopo le elezioni!), mentre medici, veterinari e sanitari il 15 dicembre sciopereranno e manifesteranno a Roma.

Non c’è che dire. Le campagne elettorali fanno bene all’Italia. I più grandi problemi della nazione si risolvono solo in campagna elettorale, il che lascia capire come la genesi degli stessi sia da collocarsi nei periodi di governo. Ad ogni modo, a 70 giorni dal voto per il rinnovo del consiglio regionale e l’elezione del nuovo governatore del Lazio, il candidato presidente del centrosinistra, nonché assessore regionale uscente alla Sanità, Alessio D’Amato – “con un’astuta mossa padronale”, a dirla con Fantozzi – ha annunciato ieri 4.800 stabilizzazioni nel comparto sanità, grazie all’accordo sottoscritto con le sigle sindacali. Ora vedremo quanto di concreto ci sarà in tale intesa, ma nel frattempo l’annuncio a orologeria, in vista delle urne, ha tutto il sapore di una operazione squisitamente dal sapore elettorale.

L’accordo annunciato ieri da D’Amato è stato firmato dalle principali sigle sindacali dei medici e del comparto Sanità. Il protocollo d’Intesa ha ad oggetto i processi di stabilizzazione all’interno del Servizio sanitario nazionale e si prefigge di “ridurre le liste di attesa e implementare i servizi previsti dal PNRR, come il potenziamento della sanità territoriale, anche al fine di incrementare la presa in carico e la prevenzione precoce delle patologie, il Servizio sanitario regionale deve assolutamente investire su personale sanitario”.

Dall’assessorato guidato da D’Amato rivendicano “la stretta collaborazione con i sindacati” degli ultimi anni, grazie a cui si è riuscito “a raggiungere risultati straordinari” affrontando e superando molte delle difficoltà esistenti, determinate in particolare dal prolungato periodo di commissariamento.

“Oggi nel Lazio, però – aggiunge D’Amato -, ci sono ancora 4.800 lavoratori e lavoratrici della sanità che hanno un contratto a tempo determinato, e a questi lavoratori bisogna dare risposta immediata. Per questo ritengo necessario velocizzare le procedure di stabilizzazione e ricorreremo a tutte le forme di legge vigenti per raggiungere il nostro obiettivo”.

Inoltre, nell’accordo raggiunto per garantire l’erogazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), è prevista la proroga dei contratti a termine fino al 31 dicembre 2023 (il che la dice lunga sugli effettivi tempi delle stabilizzazioni, 2024?).

D’Amato prova a mettere le mani, così, su un mandato di governo – quello che inizierà dopo il 12 febbraio prossimo – del quale non è detto sia lui il protagonista principale.

Il protocollo d’intesa, tra l’assessore alla Sanità e sindacati, firmato il 28 novembre, prevede la stabilizzazione definitiva tramite la la trasformazione dei contratti a “tempo determinato” del personale precario della Sanità assunto, in fretta e furia, per fronteggiare l’emergenza Covid e divenuto indispensabile – in organici a dieta da anni per tagli e blocco del turnover – per mandare avanti la macchina della Sanità.

L’intesa chiede alle Asl e alle Aziende ospedaliere di redigere – entro il prossimo marzo 2023 – i progetti di internalizzazione dei servizi sanitari e socio-sanitari. Solo a marzo, poi – e a elezioni regionali consumate! – si procederà per la verifica “delle procedure di stabilizzazione”. I precari possono ringraziare (almeno per la proroga). Chi crede nella competenza e merito un po’ meno.

La mossa di D’Amato (e del centrosinistra) dà così l’idea di voler mettere una forte ipoteca sul voto, almeno sul voto di 4.800 famiglie di precari che sperano, da anni già e legittimamente va detto, di veder sistemata la loro situazione. Ovviamente, la soluzione non poteva che essere balenata – per ora solo balenata – sotto campagna elettorale, perché gli anni di governo ‘ordinario’ non sono bastati a risolvere il problema. Ma, come detto, le elezioni in Italia trovano sentenze per tutte le cause.

Nel frattempo, il 15 dicembre prossimo, a Roma, manifesteranno medici, veterinari e sanitari a sostegno del Servizio sanitario nazionale, con lo slogan “Fermiamoci oggi per non fermare per sempre le cure”. L’iniziativa è della sigla Intersindacale della categoria, che spiega: “l professionisti che tengono in vita la sanità pubblica devono essere ai primi posti dell’agenda di tutte le forze politiche. Meritano rispetto per il servizio che hanno reso negli anni alla comunità. Con un lavoro duro, troppo spesso disagiato e mal retribuito, e per l’abnegazione al Servizio sanitario assicurata durante la pandemia. Per garantire il diritto alla salute a ogni cittadino, che deve essere tutelato e curato senza distinzioni di sesso, età, condizione sociale o geografica. Solo un Paese in salute può garantire sviluppo economico e sociale ai suoi cittadini”. I sindacati di categoria rappresentano 130mila persone. 

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